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Il Glotto-kit per allievi stranieri

Strumenti per la valutazione della competenza linguistico-comunicativa in italiano L2

Premessa

L’ingresso degli allievi stranieri nella scuola di base italiana, sempre più massiccio, impone una messa a punto di strumenti didattici adeguati alle particolari esigenze formative di questo particolare pubblico di apprendenti. Tra le tematiche relative all’inserimento scolastico dei figli di immigrati prioritarie sono quelle collegate all’apprendimento dell’italiano L2 e alla valutazione preliminare della competenza
linguistico-comunicativa in rapporto all’ambiente socioculturale di provenienza, spesso indice della forte marginalità economica e sociale collegata all’esperienza della migrazione.

A questo proposito è opportuno ricordare il Glotto-Kit, uno dei primi strumenti glottodidattici per la programmazione degli interventi di educazione linguistica, progettato alla fine degli anni Settanta da un gruppo di ricercatori e di insegnanti diretti da Tullio De Mauro e destinato ad allievi italofoni di vari ordini di scuole; il Glotto-kit è uno strumento che ricostruisce sinteticamente il profilo linguistico dell’apprendente, l’identikit linguistico appunto, in rapporto al suo ambiente socioculturale e comprende nella sua versione originale un insieme di prove e strumenti di verifica dei processi di apprendimento che
testano alcune abilità fondamentali a seconda del diverso livello di scolarità.

Grazie a una delle sue caratteristiche principali, la flessibilità, il Glotto-Kit si è offerto nel suo formato standard come modello interpretativo applicabile a contesti didattici diversi. Nell’ambito specifico dell’insegnamento dell’italiano L2 a giovani stranieri inseriti nella scuola italiana è stato così ideato il Glotto-kit per Bambini Stranieri (d’ora in poi GKBS), che presentiamo nella versione elaborata dalla scrivente e tarata su un’esperienza didattica di insegnamento di italiano L2 a un gruppo di allievi stranieri, diversi per fascia d’età e lingua materna, ma accomunati dall’inserimento nello stesso contesto situazionale, quello scolastico, in cui essi hanno appreso la lingua italiana.

1. La struttura del GKBS

Il GKBS sviluppa autonomamente l’impostazione metodologica del Glotto-Kit e consente di definire in maniera economica il profilo linguistico e socioculturale complessivo dell’apprendente tramite una metodologia di tipo quantitativo basata sulla possibilità di trasformare i tratti linguistici in dati numerici.
La rilevazione dei dati, consistenti in una serie di materiali composti da testi (schede informative, questionari socioculturali e prove linguistiche) e risultati a test, ha previsto due diverse fasi: un’indagine socioculturale, finalizzata a ricostruire il background socioculturale dell’allievo, e un’indagine più propriamente linguistica, che privilegia soprattutto la dimensione del parlato nella valutazione della competenza linguisticocomunicativa degli apprendenti, come schematicamente riportato di seguito.

2. L’indagine socioculturale

Per la formalizzazione del profilo socioculturale sono stati selezionati gli indicatori extralinguistici più funzionali alla valutazione del grado di orientamento nella rete sociale che caratterizza il contatto dei figli di immigrati e dei loro genitori con i nativi. È stata, così, privilegiata l’analisi delle componenti socializzatorie che contraddistinguono i rapporti interattivi intrattenuti dagli intervistati con la società di arrivo anche nella scelta delle variabili più apertamente professionali e socioeconomiche. Rispetto alla versione standard del GKS, sono stati modificati o introdotti ex novo i seguenti indicatori socioculturali:

  • abitano con altri immigrati (stranieri o connazionali)/ con italiani/soli; rapporto tra numero di stanze della casa e numero di persone che vi abitano: tali fattori sono collegati al livello più strettamente economico della famiglia immigrata; l’abitare con altri immigrati, con italiani o soli è stato assunto come indice di progressiva autonomia e autosufficienza economica, così come il valore numerico più alto dato dal rapporto tra numero di stanze della casa e numero di persone che vi abitano;
  • possesso di telefono e televisione; possesso di automobile: l’accessibilità a mezzi di comunicazione e di trasporto privati, come il telefono e l’automobile, può essere considerata come una discriminante significativa nei meccanismi di attivazione e di mantenimento della rete di relazioni comunicative e sociali intrattenute con i nativi;
  • i genitori aiutano i figli a studiare l’italiano: sì/no; i genitori partecipano ai momenti di incontro con la scuola: spesso/qualche volta/mai; l’allievo in classe si trova: bene/abbastanza bene/non molto bene; l’allievo partecipa alle attività della classe: sempre/qualche volta/mai; i compagni di classe aiutano l’allievo a imparare l’italiano: sempre/qualche volta/mai: consentono di verificare il livello socioculturale della famiglia immigrata sia attraverso la valutazione dell’atteggiamento integrativo dei genitori verso la società ospite e in particolare verso l’istituzione scolastica, sia controllando le dinamiche comunicative degli allievi in classe, come indicatrici del grado di integrazione nel contesto di socializzazione scolastico.

I parametri selezionati sono stati successivamente quantificati secondo valori numerici attribuiti in base a una scala di parametrizzazione che assegna alle variabili extralinguistiche di tipo socializzatorio pesi più alti (titolo di studio dei genitori, uso dell’italiano nel contesto familiare, partecipazione dei genitori ai momenti di incontro con la scuola, integrazione sociale degli allievi in classe e nell’ambiente extrascolastico), che decrescono per le variabili indicanti le componenti più strettamente socioeconomiche del livello socioculturale.

3. L’indagine linguistica

Nella rilevazione sui comportamenti linguistici degli informanti si è dato particolare importanza alla valutazione delle abilità orali, considerato che gli allievi erano, nella maggior parte dei casi, neoarrivati e, presumibilmente, con abilità di scrittura nulle o limitate. Per la determinazione del profilo linguistico degli informanti sono state incluse solo le prove che si sono mostrate maggiormente discriminanti e significative, cioè le prove di riconoscimento e uso del lessico, la prova di fluenza e la prova di produzione
orale, qui di seguito descritte.

Prova di riconoscimento e uso del lessico

La prova verifica il livello di conoscenza del lessico di base posseduto dall’allievo, sia a livello ricettivo che produttivo, attraverso la presentazione di un campione di venti termini, tratti in gran parte dal Vocabolario di base di De Mauro e collegati ad ambiti semantici riguardanti il vissuto degli allievi; la conoscenza del lessico viene testata tramite l’autovalutazione soggettiva dell’apprendente che deve indicare la parola non conosciuta, la parola conosciuta, ma non usata, e la parola conosciuta e usata; per limitare l’inattendibilità derivante dalla risposta autovalutativa è stato chiesto all’allievo di riformulare con un esempio orale le parole conosciute e usate.

Prova di fluenza della produzione parlata

La prova testa il grado di competenza linguistica orale, analizzando non semplicemente la velocità di eloquio, ma anche la facilità di esecuzione e la scorrevolezza della produzione parlata in situazioni di parlato formale tra insegnante ed allievo, rilevato sulla prova di descrizione orale di una storia per immagini; per la determinazione dell’indice di fluenza viene conteggiato il numero di parole “buone” pronunciate in un’unità di tempo di 30’’, escludendo dal conteggio totale delle parole prodotte gli intercalari, le ripetizioni inerziali e le interruzioni di parola, tutti quei fenomeni linguistici, cioè, che sono stati ritenuti inutili ai fini dell’efficacia comunicativa del messaggio.

Prova di produzione orale

La prova controlla la competenza linguistica nei suoi aspetti ricettivi e produttivi orali e si articola in:

  1. una conversazione semiguidata su esperienze personali legate al vissuto degli allievi;
  2. una descrizione orale di una storia per immagini;
  3. una parafrasi orale di sequenze filmate.

L’analisi microlinguistica dei corpora orali è stata condotta tramite una lista di indicatori linguistici che, sulla base delle indicazioni proposte in ricerche analoghe, sono stati assunti come rivelatori significativi del profilo fono-morfosintattico degli informanti e coerenti con la definizione dei diversi stadi di sviluppo interlinguistico.

Anche nel caso dell’indagine linguistica al materiale grezzo ottenuto con le prove orali è stata applicata una griglia di valutazione numerica che ha consentito la quantificazione dei singoli indicatori linguistici e la successiva formalizzazione del profilo linguistico complessivo di ogni apprendente.

4. Conclusioni

La lettura finale dell’insieme dei dati raccolti ha consentito di ricomporre il quadro socioculturale di riferimento e di verificare il grado di incidenza di alcuni fattori extralinguistici sul rendimento linguistico degli apprendenti presi in esame. Uno degli aspetti più rilevanti, messo in luce con l’analisi correlativa tra variabili linguistiche e socioculturali, è rappresentato dall’influenza, di tipo negativo, degli anni di ritardo
scolastico sul livello complessivo di competenza linguistico-comunicativa; precisiamo che l’espressione “ritardo scolastico” non si riferisce al ritardo scolastico acquisito dall’allievo già nella scuola del paese di origine, ma all’inserimento nella classe del paese di accoglienza con scarto cronologico rispetto all’età anagrafica. Tale aspetto è rilevante perché rafforza l’esigenza di riflettere innanzitutto sulle componenti socializzatorie del processo di apprendimento e sulla necessità di garantire agli allievi stranieri un
inserimento entro un contesto di apprendimento ricco e stimolante, garantito dalla vicinanza con il gruppo dei pari con cui si possano condividere esperienze e abitudini affini.

Sul piano più immediato della spendibilità didattica, il GKBS ha permesso, inoltre, di raggruppare i differenti profili linguistici degli allievi e di rappresentare in modo convenzionale, ma economico, i progressivi livelli di competenza degli apprendenti in entrata ai corsi tramite una metodologia di tipo quantitativo-numerica; può essere, quindi, utilizzato anche come strumento diagnostico in grado di:

  • dare indicazioni sull’ambiente socioculturale, entro il quale si è sviluppata la competenza dell’apprendente, e sulle caratteristiche extralinguistiche che possono influenzare il futuro processo di apprendimento;
  • indicare in che misura l’apprendente possiede le abilità di base e i prerequisiti necessari per sviluppare successivamente altre abilità e altre competenze;
  • consentire all’insegnante di formare gruppi di allievi che presentino punti di forza o debolezza simili e che dovranno sviluppare di più certe aree della capacità linguisticocomunicativa.

È importante, allora, sottolineare come il Glotto-Kit, nella versione adattata allo specifico contesto formativo dei giovani stranieri inseriti nella scuola italiana, riconfermi la propria versatilità applicativa e indichi piste di lavoro differenziate a disposizione di chi, nella scuola o in altre agenzie formative, si trovi a dover predisporre interventi didattici adeguati alle esigenze specifiche degli allievi non italofoni, anche attraverso il controllo dei complessi fattori socioculturali sensibili all’apprendimento dell’italiano L2.

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