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Stili d’apprendimento, stili cognitivi, stili di insegnamento…

Il gruppo si formò nell’ottobre 2000. Eravamo quattro insegnanti a preparare il laboratorio “qualcosa sull’insegnante” (così si chiamava all’epoca): Luigi, Marina, Rita e Rosario. Di questo laboratorio quello che mi ha colpito di più è stata la diversità degli stili di ognuno di noi nella preparazione del laboratorio stesso. Vorrei riportare qui le diversità che ho colto e il risultato finale che abbiamo ottenuto mettendo insieme le nostre forze e le nostre diversità.

Luigi

Da ottobre fino a febbraio era riflessivo e silenzioso. Stava maturando qualcosa? Sì ma ancora non veniva fuori. Luigi consegnava il materiale che fotocopiava per gli altri componenti nell’ambito degli incontri preparativi. Al primo incontro portò un questionario che trattava del basso o alto grado di sostegno/rischio che si da in classe agli studenti. Lo compilarono tutti e quattro e si verificò una differenza sensibile fra lui e le tre donne. La proposta di Marina di registrare un video non lo entusiasmò molto.

A febbraio poi ci fu l’incontro in cui si definì una prima scaletta. Il plenum finale non definito cominciava a preoccuparlo: cosa fare? quali contenuti presentare? A un mese alla scadenza a Luigi premeva concludere.

Nell’ultimo incontro organizzativo Luigi fu decisivo per quanto riguarda la definizione di una teoria da presentare nell’ambito del plenum. Così fu determinata a grande linee la scaletta definitiva.

Marina

A ottobre fotocopiò del materiale da Internet che consegnò separatamente man mano che incontrava per la scuola gli altri componenti del gruppo. In libreria rintracciò un testo che forse avrebbe potuto essere utile ma che per vari motivi non si acquistò. Parlando con una collega (più aggiornata, perché frequenta corsi all’università) ottenne in prestito 2 libri. Li portò all’occasione di un incontro e li fece circolare tra di loro.

Marina voleva concretizzare e condividere. Quando le venne l’idea di registrare una sua lezione con una classe particolarmente difficile ne parlò nel gruppo. Solo Rosario rispose positivamente alla sua proposta e perciò si consultò con lei e insieme decisero comunque di fare la registrazione. A lei premeva farlo perché aveva una classe con studenti particolarmente distratti e non motivati. Voleva sfruttare questa possibilità per partire da una situazione concreta e poi costruire il laboratorio. Dopo la registrazione rimase non del tutto soddisfatta. Lei avrebbe voluto registrare delle situazioni ancora più significative che aveva vissuto con quella classe e nel filmato gli studenti si erano comportati già meglio rispetto alle lezioni precedenti. Il suo primo impulso era di fare emergere in ogni partecipante al laboratorio l’importanza non solo delle micro strategie che mirano all’immediatezza ma anche e sopratutto l’importanza delle macro strategie, quelle a lungo termine.

Rita

Fin dall’inizio e più di ogni cosa si preoccupava molto della direzione che il laboratorio avrebbe dovuto prendere. Si preoccupava inoltre della parte teorica, cioè le premeva fare una ricerca bibliografica dalla quale partire, quali testi avrebbero potuto costituire la loro base di partenza. Aveva perfino proposto di andare tutti insieme in libreria però rimase solo una proposta.

Quando Marina propose di registrare col video la sua classe lei  rimase scettica. Non aveva ancora individuato l’obbiettivo di tale registrazione.

Il video di Marina così come la scaletta che prendeva le mosse da quel video la entusiasmò. Presentavano la problematica che principalmente le stava a cuore: di fronte a una classe demotivata, disinteressata, difficile da tenere, si può lavorare e non necessariamente gettare la spugna come invece comunemente capita nelle scuole.

Successivamente si attivò per modificare la scaletta sopprimendo proposte che avrebbero potuto creare confusione in quanto offerte in un tempo troppo breve per sviscerarle bene durante l’ora e mezza del laboratorio.

A lei premeva presentare una tesi nel modo più lineare e chiaro possibile dando eventualmente delle risposte al problema presentato.

Rosario

Fin dall’inizio si attivò per portare già qualcosa di pronto per cui propose un’attività illustrata nei minimi particolari. Voleva concretizzare al più presto.Si lesse attentamente il materiale che le era stato consegnato da Marina e da Luigi.

Quando Marina propose di registrare la sua lezione con una classe difficile capì che era una buona opportunità per loro di ottenere del materiale da presentare nel laboratorio. Così la spinse a realizzare la registrazione.

Per lei quando si definì la prima scaletta, il laboratorio era fatto e si tranquillizzò. A quel punto solo il plenum era da organizzare. E c’era tempo per riuscirci. Quando si definì la scaletta definitiva fu un momento importante. Si convinse che lavorare insieme con altri significava anche e soprattutto montare insieme qualcosa. E lì capì il vero obbiettivo di quel laboratorio: rendere consapevoli i partecipanti della pluralità di stili in una classe e della necessità di trovare continuamente delle mediazioni per ottenere un risultato concreto.

Considerazioni

Ecco quattro profili rapidi di quattro insegnanti della Dilit, una scuola in cui gli insegnanti hanno un approccio comune, una filosofia d’insegnamento piuttosto simile. Tuttavia gli stili adottati da ognuno, nella preparazione di un laboratorio sull’insegnante nell’ambito del seminario, si sono rivelati molto diversi e perfino contrastanti fra loro. In relazione a questi quattro quadri appena illustrati, vorrei anche fare due considerazioni una di natura pratica e l’altra di natura percettiva.

La prima considerazione riguarda l’agire durante la preparazione. Lo stile cognitivo di ognuno di noi ha fatto scaturire quattro strategie diverse creando questi quattro quadri differenti e confrontandosi  gli uni con gli altri hanno creato un risultato comune: il laboratorio.

La seconda considerazione riguarda la percezione che ognuno di noi quattro ha della preparazione del laboratorio. Le soddisfazioni e gli entusiasmi così come le frustrazioni e le rinunce sono apparsi con intensità differenti e anche in momenti diversi. Ognuno spinto dalle proprie urgenze ha sentito queste sensazioni a turno e man mano si sono intrecciati  fra di loro in modo disordinato.

Ora vorrei immaginare che in una classe di lingua russa gli studenti fossero loro quattro. Ebbene certamente in classe si sarebbero comportati seguendo il proprio stile d’apprendimento ognuno proponendo le proprie strategie d’apprendimento.

Ora vorrei immaginare una mia classe e loro quattro come studenti. Anche  in quel caso mi sarei trovata davanti a quattro stili d’apprendimento da rispettare e per portare a buon fine il corso avrei dovuto, più o meno e secondo il momento e le esigenze didattiche, modellare il mio stile d’insegnamento al loro stile d’apprendimento.

In qualsiasi situazione siamo mossi dal nostro stile cognitivo. Ogni insegnante ha il proprio stile d’insegnamento e ogni studente ha il proprio stile d’apprendimento. Non credo che ci siano stili migliori degli altri a priori  però credo che ci sia da riflettere sulla varietà quasi infinita di stili e delle combinazioni che a loro volta creano un’entità a sé come lo è una classe. E’ forse la capacità dell’insegnante di stimolare ogni singolo stile e contemporaneamente di armonizzare tutti gli stili insieme che assicura il buon clima in una classe?

Le classi, i gruppi di preparazione a un laboratorio sono delle fusioni di stili. Infatti se invece di Luigi, Marina, Rita e Rosario ci fossero stati Francesca, Luisa, Stefano e Laura si sarebbe verificato un’altro intreccio di stili e di strategie del tutto diverso e senz’altro avrebbero anche loro portato a buon fine la preparazione del laboratorio.