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Analisi del testo

L’analisi del testo si può svolgere sia su un testo di lingua parlata che su uno di lingua scritta. Noi abbiamo scelto per il nostro laboratorio un testo di lingua scritta, con l’intenzione di trattare un argomento della grammatica italiana che normalmente viene affrontato all’inizio di un corso di lingua per poi non essere più affrontato.

Nel laboratorio da noi proposto nell’ambito del Seminario internazionale di quest’anno abbiamo inteso mostrare come si può riproporre lo stesso argomento a differenti livelli di competenza linguistica usando lo stesso testo e ampliando via via l’orizzonte dell’analisi. A questo scopo i partecipanti al nostro laboratorio venivano invitati a fasi alterne ad assumere il ruolo di studenti di lingua e di frequentanti il Seminario.

La prima attività presentata viene proposta ad una classe di principianti e verte su un testo già conosciuto e compreso (in una precedente lezione di Lettura autentica): si tratta dei primi due capoversi di una lettera inviata a Eugenio Scalfari e apparsa su “Il venerdì di Repubblica”.

Dopo aver distribuito il testo (allegato 1), viene detto che le due parole sottolineate sono “articoli”. L’istruzione è: “Trovate e sottolineate tutti gli articoli contenuti nel testo”. Il lavoro viene svolto individualmente. Il numero di articoli trovati dai singoli studenti può successivamente costituire il criterio per la distribuzione degli studenti stessi in gruppi di due/tre ciascuno con l’obiettivo di controllare il lavoro svolto (avendo cura di associare nello stesso gruppo gli studenti che presentano ampia forbice nel numero di articoli rispettivamente trovati, in modo da consentire un completamento, per arrivare al numero totale di articoli presenti nel testo, ossia nove).

Al termine l’insegnante procede ad una verifica del lavoro, chiedendo agli studenti di riferire quali articoli, in ordine, hanno trovato e, ove necessario, correggendo o integrando.

Il passo successivo consiste nel tracciare alla lavagna uno schema del tipo

                                                                       ARTICOLI
  Maschile Femminile
Singolare    
Plurale    

 chiedendo agli studenti di copiarlo e di inserirvi tutti gli articoli sottolineati per poi passare al confronto in coppie. Questa strategia prevede la distinzione degli articoli maschili da quelli femminili e degli articoli singolari da quelli plurali, e innalza quindi di un gradino il livello della ricerca.

L’insegnante gestisce quindi la verifica dei risultati: una possibile strategia a ciò finalizzata potrebbe essere quella di duplicare alla lavagna lo schema presentato sopra, dividere la classe in due gruppi e far discutere all’interno di ogni gruppo i risultati ottenuti individualmente. Al termine della discussione un rappresentante di ognuno dei due gruppi va alla lavagna e riempie il proprio schema. L’insegnante commenta i risultati e rilancia all’intera classe le eventuali differenze tra i due schemi incentivando una riproblematizzazione delle ipotesi.

(Una modalità agevolativa dell’attività potrebbe essere quella di inserire all’inizio qualche esempio nello schema per consentire agli studenti di lavorare per analogia formale).

La seconda attività presentata al laboratorio del Seminario prevede un ulteriore lavoro analitico, qualche lezione dopo, sullo stesso testo (allegato 1). Viene annunciato che si lavorerà solo sul primo capoverso del testo chiedendo di bordare con un quadrato tutti gli articoli indeterminativi e con un cerchio tutti quelli determinativi. (Anche in questo caso, se necessario, l’insegnante può produrre un esempio, contenuto nel testo, di ciascuna delle due categorie).

Dopo il lavoro individuale si passa al confronto in coppie. L’insegnante in classe può, visto che si tratta di pochi esempi, controllare girando tra le coppie. Al termine del compito l’insegnante rimescola gli studenti distribuendoli in gruppi da tre ed enuncia il quesito da discutere: sempre nel primo capoverso, quando viene usato l’articolo determinativo e quando quello indeterminativo?

Le ipotesi di ogni gruppo vengono appuntate alla lavagna in uno schema del seguente tipo:

  gruppo 1 gruppo 2 gruppo 3 gruppo 4 gruppo 5
Determinativi
Indeterminativi

Dopo aver riportato le ipotesi di tutti i gruppi l’insegnante apre un plenum per far discutere sulle ipotesi proposte, fino ad una possibile riduzione e/o accorpamento delle ipotesi stesse. L’insegnante esprime poi, in merito alle singole ipotesi, o approvazione diretta, o disapprovazione corredata da relativa motivazione.

È ovvio che l’insegnante dovrà essere in grado di decifrare ipotesi formulate dagli studenti in un linguaggio molto rudimentale e semplice e dovrà d’altro canto controllare che esse siano strettamente legate al testo, cioè induttivamente ricavabili da null’altro che dal testo stesso.

La terza attività viene proposta, ancora qualche lezione dopo, riprendendo lo stesso foglio (allegato 1).

Questa volta si chiede agli studenti di lavorare sul secondo capoverso del testo bordando con un quadrato tutti gli articoli indeterminativi e con un cerchio tutti gli articoli determinativi. Dal lavoro individuale si passa al confronto in coppie, mentre l’insegnante gira tra le coppie sbirciando. A lavoro terminato gli studenti vengono disposti in piccoli gruppi col compito di verificare, sempre nel secondo capoverso, le ipotesi sull’uso dell’articolo determinativo e dell’articolo indeterminativo già elaborate riguardo al primo capoverso, modificandole e integrandole, se opportuno. In sede plenaria poi l’insegnante discute/valuta alla lavagna, utilizzando uno schema come il precedente, le ipotesi proposte.

La quarta ed ultima attività presentata dovrebbe essere svolta ad un livello molto avanzato.

In questo caso, nell’ambito del Seminario, essa ha costituito addirittura una sfida per gli stessi partecipanti al nostro laboratorio. Si trattava infatti dell’intera lettera a Scalfari (allegato 2) da cui erano stati eliminati i seguenti determinanti:

  • articoli determinativi
  • articoli indeterminativi (compresi quelli plurali, spesso denominati “partitivi” (dei, degli, delle); da tener presente anche il morfema-zero (0) con funzione di indeterminativo plurale)
  • aggettivi dimostrativi con funzione anaforica (questo, quello, tale, ecc.).

Agli studenti viene chiesto di inserire nel cloze tutti i determinanti che mancano.

A lavoro completato, si può procedere nel modo seguente. Gli studenti vengono distribuiti in coppie e confrontano i rispettivi risultati discutendo e spiegando caso per caso il perché delle varie scelte. Alla fine possono chiedere aiuto all’insegnante, che, a partire dal lavoro svolto, condurrà lo studente alla soluzione. L’allegato 3 presenta una versione facilitata del cloze, in cui vengono segnalati gli spazi nei quali inserire i determinanti.

Una possibile conclusione dell’attività (valida per entrambe le versioni del cloze) viene descritta e commentata nell’articolo “Si può dire qualcosa di conclusivo sulla conclusione di una attività didattica?” di Stefano Urbani e fa riferimento al testo originale integrale (allegato 4).

Allegato 1

Scalfari risponde
STATALI CON RABBIA
Sono una dipendente statale di 45 anni sposata ad un insegnante di liceo, ho due figli: il maggiore ventiduenne studia giurisprudenza all’università di Bologna, la piccola è “una studentessa” di sei anni.
Il mio stipendio e quello di mio marito ammontano a L. 4.200.000 mensili e paghiamo un mutuo di 7 milioni l’anno per l’unica casa in proprietà nella quale abitiamo.
[…]
MARIA RAIA – Taranto

Allegato 2

Allegato 3

Statali con rabbia
Sono ………. dipendente statale di 45 anni sposata ad ………. insegnante di liceo, ho due figli: ………. maggiore ventiduenne studia giurisprudenza a ………. università di Bologna, ………. piccola è ………. studentessa” di sei anni.
………. mio stipendio e quello di mio marito ammontano a L. 4.200.000 mensili e paghiamo ………. mutuo di 7 milioni ………. anno per ………. unica casa in proprietà in ………. quale abitiamo.
………. nostri emolumenti, essendo dipendenti a reddito fisso, vengono tassati a ………. fonte e fino a ………. ultimo centesimo, mi sembra, quindi, doveroso e opportuno che anche ………. lavoratori autonomi a reddito “non controllato” abbiano ………. medesimo trattamento, cioè ………. prelievo fiscale adeguato proporzionato a ………. loro redditi. ………. comportamento farebbe ben sperare per ………. futuro in ………. fisco più “leggero” e più equo a ………. insegna di ………. “paghiamo poco, paghiamo tutti”. Ma così non è, caro direttore, ………. ragionamento che a me pare così logico è, evidentemente, di difficile comprensione per ………. mio parrucchiere, ginecologo, omeopata, oculista ecc., ………. quali fanno presto ad esigere ………. conto ma non altrettanto a rilasciare ………. ricevuta fiscale che viene “concessa” con atteggiamento palesemente infastidito, soltanto dopo essere stata richiesta.
Tutto ciò è imbarazzante, eppure ………. sospirate ricevute sono indispensabili per recuperare da ………. fisco esigente almeno ………. 22 per cento di ………. spese sanitarie familiari. Cresce ancora ………. mia rabbia considerando che ………. signori di cui sopra mi presentano parcelle veramente onerose per prestazioni di breve durata, quando ………. Stato per ………. ora di lavoro straordinario mi retribuisce con sole 12 mila lire.
Dimenticavo di aggiungere, ed è stata questa ………. molla scatenante che mi ha spinto a scriverle, che pochi minuti fa mio figlio ha comunicato telefonicamente di aver perso ………. posto¬alloggio a ………. studentato universitario perché ………. reddito di ………. suoi genitori supera ………. soglia consentita.

Allegato 4