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Tre testi con cui scrivere

Le attività presentate al nostro laboratorio (per ulteriori dettagli cfr. gli articoli di Rita Luzi Catizone e di Susanna Andrei), avevano come obiettivo quello di sviluppare e migliorare la produzione della lingua orale attraverso tre testi letterari. Le attività che invece vi proporrò ora si prefiggono di perfezionare la lingua scritta dello studente e di affrontare la grammatica con un approccio testuale.

Il bar sotto il mare

Partendo da Il bar sotto il mare, segue una serie di proposte sperimentate in classe.

  1. Dopo aver affrontato il prologo come Lettura autentica, si può passare ad una Lettura analitica, cioè far analizzare nel testo un fenomeno linguistico. In questo caso si tratta di trovare tutti i verbi al passato remoto che compaiono solo nella prima e nella terza persona singolare (cfr. “Allegato A”). Questo tipo di analisi è consigliato particolarmente per un primo approccio con il passato remoto.
  2. Come seconda attività, per ripassare e/o consolidare soprattutto l’uso dei tempi verbali, il Cloze si presta moltissimo. Per alzare la sfida, è possibile, soprattutto ai livelli alti, togliere dal testo originale non solo il fenomeno linguistico appena analizzato ma, come in questo caso, anche altre forme verbali (cfr. “Allegato B”). Lo studente, dopo aver lavorato individualmente, dovrà confrontarsi con un compagno e di fronte ad eventuali differenze cercherà di motivare la sua scelta. Dopo il confronto segue la fase in cui gli studenti possono segnalare punti ancora poco chiari all’insegnante il quale può integrare le ipotesi sviluppate dagli studenti.
  3. La terza attività è una Produzione libera scritta. Ogni studente riceve la prima pagina di uno dei racconti. Dopo aver letto l’incipit l’insegnante invita a continuare la storia per iscritto partendo esattamente dal punto in cui la storia si interrompe (cfr. “Allegato C” per 2 esempi). Se la classe non è particolarmente creativa, si consiglia di far precedere alla Produzione scritta, una Produzione orale in cui ogni studente con l’aiuto di un compagno continua il proprio racconto oralmente.
  4. Come ultima attività, alla Produzione scritta si fa seguire uno o più Editing. L’Editing consiste nell’apportare modifiche e miglioramenti al testo prodotto dallo studente con la consulenza di un altro suo pari il quale può soltanto proporre all’“autore” dei cambiamenti, ma l’ultima parola spetta sempre a colui che ha scritto la storia. Ne consegue che quando i due non riescono a mettersi d’accordo possono richiedere l’intervento dell’insegnante. Gli scritti nell’Allegato C sono stati sottoposti 2 volte all’Editing.

Novecento

Anche con Novecento si possono fare le stesse attività appena proposte. Qualsiasi brano del libro di Baricco si presta a diverse Letture analitiche. Ad esempio prendendo la prima pagina, è possibile iniziare con un’analisi dei pronomi a cui far seguire il Cloze. Oppure, se si vuole solo fare un ripasso di questo fenomeno linguistico si può anche passare direttamente al Cloze saltando l’analisi. Un’altra analisi possibile, sempre in riferimento alla prima pagina, è sulle preposizioni. Ci sono diversi esempi di preposizioni con uso proprio e altre con uso fraseologico. Ai livelli alti, questo tipo di ricerca rende gli studenti capaci di “muoversi” tra le preposizioni ipotizzando nuove classificazioni.

Prima di affrontare una Produzione libera scritta, è consigliabile che gli studenti siano a buon punto con la lettura. In classe, abbiamo sperimentato due possibile produzioni:

  1. Scrivi ad un tuo amico attore per proporgli di interpretare questo testo.
  2. Sei un giornalista. Scrivi una recensione sul libro di Baricco indicando dettagliatamente perché e cosa ti è/non ti è piaciuto.

Uccelli da gabbia e da voliera

L’ultimo testo da noi scelto, di Andrea de Carlo, si presta soprattutto a Produzioni libere scritte. In classe, ne abbiamo sperimentate alcune dopo la lettura del primo capitolo:

  1. Immagina di essere Maggie. Dopo che Fiodor se n’è andato, ti ritrovi da sola, a casa e decidi di scrivere alla tua migliore amica per comunicarle il tuo stato d’animo.
  2. Maggie e Fiodor si rincontrano dopo un anno. Scrivi il dialogo tra i due personaggi.

Anche in questo caso, alla fase di scrittura è seguito l’Editing.

Qualche riflessione per concludere

Vorrei ancora aggiungere che spesso, ai livelli alti, migliorare la lingua scritta, significa acquisire uno strumento con una notevole carica espressiva che dà allo studente la sensazione di poter finalmente “navigare” nella lingua lasciando tutto lo spazio desiderato alla fantasia. Poter scrivere liberamente implica il distacco da quello che è il tema inteso in senso tradizionale. Infatti, se nel tema classico l’obbiettivo è il tema stesso, nella Produzione libera scritta è il processo creativo quello che conta, è la voglia di mettersi in gioco dello studente, è il desiderio di sperimentare nuove aree della lingua anche quando non si sente del tutto “sicuro”.

Allora, diamogli la possibilità di esplorare la lingua che sta imparando ma senza tarpargli le ali.

Allegato A
Lettura analitica

Prologo

Non so se mi crederete. Passiamo metà della vita e deridere ciò in cui altri credono, e l’altra metà a credere in ciò che altri deridono.
Camminavo una notte in riva al mare di Brigantes, dove le case sembrano navi affondate, immerse nella nebbia e nei vapori marini, e il vento dà ai rami degli oleandri lente movenze di alga.
Non so dire se cercassi qualcosa, o se fossi inseguito: ricordo che erano tempi difficili ma io ero, per qualche strana ragione, felice.
Improvvisamente dal sipario del buio uscì un vecchio elegante, vestito di nero, con una gardenia all’occhiello, e passandomi vicino si inchinò leggermente. Mi misi a seguirlo incuriosito. Andavo di buon passo ma faticavo a stargli dietro, perché sembrava che procedesse volando a un palmo da terra, e i suoi piedi non facevano rumore sul legno umido del molo.
Il vecchio si fermò un attimo, tracciando in aria gesti con cui sembrava calcolare la posizione delle stelle. Poi annuì con la testa e prese a discendere una scaletta che dal molo calava nelle acque scure.
– Si fermi signore – gridai – non lo faccia!
Ma il vecchio non mi ascoltò, in breve tempo fu nell’acqua fino alla cintola, e poco dopo scomparve.
Senza indugiare, vestito com’ero, mi tuffai. L’acqua era gelida, e sul fondale melmoso giacevano detriti e cordami. Mi guardai intorno cercando tracce dell’uomo e con mia grande meraviglia vidi, sospesa a pochi metri dal fondo, un’insegna luminosa con la scritta “Bar”. Verso di essa si dirigeva tranquillamente, camminando come un palombaro, il vecchio della gardenia. Come in un sogno nuotai anch’io verso quell’insegna che illuminava l’acqua di azzurro.
Arrivai così a una costruzione intarsiata di nautili, con una porta di legno. La porta si aprì subito e il signore con la gardenia mi tese la mano. Non fece altro che tirarmi dentro di colpo e mi ritrovai in un bar accogliente, luminoso e pieno di avventori. Era arredato con mobili di stile diverso, alcuni di antico gusto marinaro, altri esotici, altri decisamente moderni. Il bancone sembrava la fiancata di una nave, tanto era lucido e imponente. Sopra lo schieramento delle bottiglie c’era un grande oblò di vetro da cui si potevano ammirare candelabri di corallo e branchi di pesci. Gli avventori bevevano e chiacchieravano come in un qualsiasi bar di terraferma. Come potete constatare dal disegno di copertina, formavano il gruppo più stravagante che io avessi mai visto.
Il barista mi fece segno di avvicinarmi. Aveva un’espressione ironica e il suo volto ricordava quello di un famoso interprete di film dell’orrore. Mi offrì un bicchiere di vino e mi appuntò una gardenia all’occhiello.
– Siamo lieti di averla tra noi –disse sottovoce. – La prego di accomodarsi, perché questa è la notte in cui ognuno dei presenti racconterà una storia.
Mi sedetti, e ascoltai i racconti del bar sotto il mare.

  1. Trova nel testo tutti i verbi al passato remoto e trascrivili nella colonna appropriata.
  2. Ora, con un compagno prova a scoprire quali sono i verbi regolari e a quale coniugazione appartengono.
 1° persona singolare 3° persona singolare

 Soluzione:

a: 1° pers. sing.: mi misi, gridai, mi tuffai, mi guardai, vidi, nuotai, arrivai, mi ritrovai, mi sedetti, ascoltai.
     3° pers. sing.: uscì, si inchinò, si fermò, annuì, ascoltò, scomparve, fu, si aprì, tese, fece, offrì, appuntò, disse.
b: gridare, tuffarsi, guardarsi, nuotare, ritrovarsi, ascoltare, inchinarsi, affermarsi, aprire, offrire, appuntare

Allegato B
Cloze

Indicativo: passato remoto; imperfetto; congiuntivo; gerundio.
Coniuga i verbi

Prologo

Non so se mi crederete. Passiamo metà della vita e deridere ciò in cui altri credono, e l’altra metà a credere in ciò che altri deridono.
1…………………….. una notte in riva al mare di Brigantes, dove le case sembrano navi affondate, immerse nella nebbia e nei vapori marini, e il vento dà ai rami degli oleandri lente movenze di alga.

Non so dire se 2. …………………….. qualcosa, o se 3. …………………….. inseguito: ricordo che erano tempi difficili ma io ero, per qualche strana ragione, felice.

Improvvisamente dal sipario del buio 4. …………………….. un vecchio elegante, vestito di nero, con una gardenia all’occhiello, e passandomi vicino si inchinò leggermente. 5. …………………….. a seguirlo incuriosito.

6…………………….. di buon passo ma 7. …………………….. a stargli dietro, perché 8. …………………….. che procedesse volando a un palmo da terra, e i suoi piedi non facevano rumore sul legno umido del molo.

Il vecchio 9. …………………….. un attimo, 10. …………………….. in aria gesti con cui sembrava calcolare la posizione delle stelle. Poi 11. …………………….. con la testa e prese a discendere una scaletta che dal molo 12. …………………….. nelle acque scure.

– Si fermi signore – 13. …………………….. – non lo faccia!

Ma il vecchio non mi ascoltò, in breve tempo fu nell’acqua fino alla cintola, e poco dopo 14.…………………

Senza indugiare, vestito com’ero, 15. ……………………… L’acqua 16. …………………….. gelida, e sul fondale melmoso 17. …………………….. detriti e cordami. 18. …………………….. intorno cercando tracce dell’uomo e con mia grande meraviglia 19. …………………….., sospesa a pochi metri dal fondo, un’insegna luminosa con la scritta “Bar”. Verso di essa si dirigeva tranquillamente, 20. …………………….. come un palombaro, il vecchio della gardenia. Come in un sogno 21. …………………….. anch’io verso quell’insegna che illuminava l’acqua di azzurro.

22…………………….. così a una costruzione intarsiata di nautili, con una porta di legno. La porta 23.…………………….. subito e il signore con la gardenia mi 24. …………………….. la mano. Non fece altro che tirarmi dentro di colpo e 25. …………………….. in un bar accogliente, luminoso e pieno di avventori. Era arredato con mobili di stile diverso, alcuni di antico gusto marinaro, altri esotici, altri decisamente moderni. Il bancone sembrava la fiancata di una nave, tanto 26. …………………….. lucido e imponente. Sopra lo schieramento delle bottiglie c’era un grande oblò di vetro da cui si 27. …………………….. ammirare candelabri di corallo e branchi di pesci. Gli avventori bevevano e 28. …………………….. come in un qualsiasi bar di terraferma. Come potete constatare dal disegno di copertina, formavano il gruppo più stravagante che io 29. …………………….. mai ………………………

Il barista mi 30. …………………….. segno di avvicinarmi. 31. …………………….. un’espressione ironica e il suo volto ricordava quello di un famoso interprete di film dell’orrore. Mi 32. …………………….. un bicchiere di vino e mi 33. …………………….. una gardenia all’occhiello.

– Siamo lieti di averla tra noi –disse sottovoce. – La prego di accomodarsi, perché questa è la notte in cui ognuno dei presenti racconterà una storia.

34…………………….., e 35. …………………….. i racconti del bar sotto il mare.

1.     camminare

2.     cercare

3.     essere

4.     uscire

5.     mettersi

6.     andare

7.     faticare

8.     sembrare

9.     fermarsi

10    tracciare

11    annuire

12    calare

13    gridare

14    scomparire

15    tuffarsi

16    essere

17    giacere

18    guardarsi

19    vedere

20    camminare

21    nuotare

22    illuminare

23    arrivare

24    aprirsi

25    tendere

26    ritrovarsi

27    potere

28    chiacchierare

29    vedere

30    fare

31    avere

32    offrire

33    appuntare

34    sedersi

35    ascoltare

Allegato C
Produzione libera scritta (1)

“Il racconto dell’uomo invisibile”

Nastassia

Gregorij Alexeij Alexandrevic percorreva col cuore in tumulto il viale di betulle che portava al capanno del giardiniere. Su tutto aleggiava una luce dorata, intensa e gradevole che penetrava persino nell’ombra. Le tortore tubavano senza sosta, un fringuello spiccò il volo da un ramo di lilla verso una nuvola rosa, opalescente come la lampada che Gregorij aveva visto la sera prima sul tavolo di Nastassia Nicolaevna.

Nastassia! Al solo rievocarne il nome il cuore appassionato di Gregorij precipitava in un abisso ove beatitudine e angoscia erano avvinte, senza che una potesse lasciare l’altra, nella fatale estasi della caduta.

Nastassia! Gli sembrava di udire quel nome nello sciabordio del fiume, nel respiro di ventaglio delle chiome dei tigli, nel canto appassionato del cuculo.

Nastassia, egli ripeté a bassa voce, trattenendo sulle labbra ogni sillaba di quel nome, degustandola come l’elisir che avrebbe potuto dare la vita, o toglierla. Nastassia! Cuore mio, non fuggirmi dal petto!

Il capanno del giardiniere era coperto da un manto di … edera. La porta della capanna era aperta e Gregorij vedeva il giardiniere nella sua cucina prepararsi un caffè. Adesso non sapeva più come parlare con il giardiniere di questa cosa, di questa lettera minatoria che lui aveva ricevuto due giorni fa. Già prima del incontro con Nastassia, Gregorij aveva quasi dimenticato il suo passato. Questo matrimonio precipitoso con la giovane inglese a Londra gli pareva irreale, come una sciocchezza del gioventù, senza importanza. Ritornato in Russia, aveva ripreso i suoi studi di giurisprudenza. Dopo i suoi esami si stabilì come avvocato in questa città. Dopo due mesi, il sindaco lo invitò a cena. Quando vide Nastassia, la figlia del sindaco, per la prima volta si innamorò subito. Anche lui piacque a Nastassia e quindi cominciò la più bella storia d’amore della sua vita.

Ma questa lettera cambiò tutto. Che caso sciagurato che il suo giardiniere aveva lavorato qualche tempo a Londra e conosceva la sua moglie. Gregorij non poteva decidersi di entrare nella capanna. L’angoscia di fare un sbaglio e di perdere allora Nastassia per sempre cresceva e osservando il giardiniere nella sua cucina, vedendo questo viso antipatico, gli sembrava impossibile di parlare con lui. Ad un tratto divenne tranquillo. Ritornò alla sua casa, deciso di rischiare tutto: di parlare con Nastassia, di dire la verità e di chiedere il divorzo con l’inglese, ma soprattutto di mandare via il giardiniere e cercare un altro.

Produzione libera scritta (2)

“Il racconto del barista”

La traversata dei vecchietti

C’erano due vecchietti che dovevano attraversare la strada. Avevano saputo che dall’altra parte c’era un giardino pubblico con un laghetto. Ai vecchietti, che si chiamavano Aldo e Alberto, sarebbe piaciuto molto andarci.

Così cercarono di attraversare la strada, ma era l’ora di punta e c’era un flusso continuo di macchine.
– Cerchiamo un semaforo – disse Aldo.
– Buon’idea – disse Alberto.

Camminarono finché ne trovarono uno, ma l’ingorgo era tale che le auto erano ferme anche sulle strisce pedonali.

Aldo cercò di avanzare di qualche metro, ma fu subito respinto indietro a suon di clacson e male parole. Allora disse: proviamo a passare in un momento in cui sono tutti fermi. Ma l’ingorgo era tale che, anche se i vecchietti erano magri come acciughe, non riuscirono a passare. Anzi Aldo rimase incastrato in un parafango e il proprietario dell’auto scese tutto arrabbiato, lo prese sotto le ascelle, lo strappò via e non sapendo dove metterlo lo posò sul cofano di un’altra auto.

– Eh no, qua no – disse il proprietario della seconda auto, lo sollevò e lo depositò sul tetto di un camioncino.

Così una botta alla volta Aldo stava quasi per arrivare… all’altra parte della strada, però improvvisamente arrivò un grande uccello e lo prese. Aldo si mise a gridare, perché aveva paura da morire. Non sapeva che cosa gli stesse succedendo. Però l’uccello era molto caro, perché non era un uccello rapace. Ma Aldo non poteva saperlo. Ad un tratto l’uccello cominciò a parlare e gli disse: “Caro Aldo non devi aver paura. Tu sei molto fortunato ad avermi trovato. Dunque io sono un uccello molto bravo e ho la capacità di appagare tutti i desideri.” Aldo era molto sorpreso, quando ascoltò la voce dell’uccello. Allora gli disse: “Caro uccello, io avrei un grande desiderio. Il mio amico ed io volevamo andare in un giardino pubblico, dove c’è un laghetto. Però non siamo riusciti a traversare la strada, perché era l’ora di punta. E perciò il nostro desiderio sarebbe di andarci. “ A ciò l’uccello: “Esaudirò con piacere questo desiderio.” Allora tutti e due ritornarono al luogo dove Alberto stava aspettando. Alberto era assai felice quando vide il suo amico. E così la storia ha trovato una bella fine. I vecchietti si sono riposati in riva al laghetto e hanno passato una bella giornata senza agitazione.

Allegato D
Cloze

Pronomi

Novecento

Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e _______vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire… _______stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi,,, Eppure c’era sempre uno, uno solo, uno che per primo… _______vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente sul ponte… magari era lì che _______stava aggiustando i pantaloni… alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare…e _______vedeva. Allora _______inchiodava, lì dov’era, _______partiva il cuore a mille, e sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, _______girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l’America. Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia con la faccia di uno che _______aveva fatta lui, l’America. La sera, dopo il lavoro, e le domeniche, _______era fatto aiutare dal cognato, muratore, brava persona… prima aveva in mente qualcosa in compensato, poi…_______ha preso un po’ la mano, ha fatto l’America…

Quello che per primo vede l’America. Su ogni nave _______è uno. E non bisogna pensare che siano cose che succedono per caso, no… e nemmeno per una questione di diottrie, è il destino, quello. Quella è gente che da sempre c’aveva già quell’istante stampato nella vita. E quando erano bambini, tu potevi guardar_______ negli occhi, e se guardavi bene, già la vedevi, l’America, già lì pronta a scattare, a scivolare giù per nervi e sangue e che _______so io, fino al cervello e da lì alla lingua, fin dentro quel grido (gridando), AMERICA, c’era già, in quegli occhi, di bambino tutta l’America.

Lì ad aspettare.

Questo _______ha insegnato Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, il più grande pianista che abbia mai suonato sull’Oceano. Negli occhi della gente _______vede quello che vedranno, non quello che hanno visto. Così, diceva: quello che vedranno.

Io ne ho viste di Americhe… Sei anni su quella nave, cinque, sei viaggi ogni anno, dall’Europa all’America e ritorno, sempre a mollo nell’Oceano, quando scendevi a terra non riuscivi neanche a pisciare dritto nel cesso. Lui era fermo, lui, ma tu, tu continuavi a dondolare. Perché da una nave _______può anche scendere: ma dall’Oceano…Quando c’ero salito, avevo diciassette anni. E di una sola cosa _______fregava, nella vita: suonare la tromba. Così quando venne fuori quella storia che cercavano gente per il piroscafo, il Virginian, giù al porto, io _______misi in coda. Io e la tromba. Gennaio 1927. Li abbiamo già i suonatori, disse il tizio della Compagnia. _______so, e _______misi a suonare. Lui _______ stette lì a fissar_______ senza muovere un muscolo. Aspettò che finissi, senza dire una parola. Poi _______chiese: “Cos’era?”. “Non _______so”.

_______illuminarono gli occhi. “Quando non sai cos’è, allora è jazz.” Poi fece una cosa strana con la bocca, forse era un sorriso, aveva un dente d’oro proprio qui, così in centro che sembrava l’avesse messo in vetrina per vender_______.