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Scelta del film

Come diceva Einstein, tutto è relativo, perciò esporrò diversi criteri per la scelta dei brani letterari e delle rispettive versioni cinematografiche. Questi criteri, molti dei quali sono stati proposti dai partecipanti al Seminario, mi sembrano tutti ugualmente validi. L’importante è avere ben chiaro in mente il tipo di classe cui è riservata l’attività e l’obiettivo che ci prefiggiamo. Poi ognuno potrà scegliere quello che gli sembra più adatto.

Se l’obiettivo è…

… suscitare il desiderio di leggere un libro (o vedere un film)

Ho messo “vedere un film” tra parentesi perché condivido l’opinione di Giuliana Nuvoli quando dice che “l’incontro fra l’opera letteraria e la sua trasposizione filmica” risulta “talora felice, altre volte meno fortunato. Più spesso l’opera letteraria produce opere di livello artistico inferiore” (1998, p. 4). Naturalmente tutti i gusti vanno rispettati e la stessa Nuvoli ammette che registi come Visconti in realtà hanno arricchito i testi originali. Del resto, il titolo del libro Storie ricreate, da cui viene la citazione, la dice lunga sulle distanze che di solito esistono tra le opere letterarie e i film.

Come insegnante di lingua, però, il mio fine ultimo è di aiutare ad apprendere l’italiano e se da un lato i film possono far crescere l’interesse per una determinata cultura, penso che la letteratura sia uno strumento di acquisizione più solido sotto il profilo prettamente linguistico.

Per quanto riguarda questo capitolo non è in questione tanto il giudizio artistico, quanto il riuscire a trovare un mezzo che, forse per la prima volta, avvicini gli studenti alla lettura di un libro in lingua straniera. Le opere devono essere quindi innanzitutto accattivanti.

Quando abbiamo deciso di provare in classe la tripla attività (descritta nell’articolo di Rita Granone in questo volume), abbiamo passato in rassegna il materiale a disposizione. I primi titoli selezionati sono stati Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa (il film, molto fedele al testo, è di Luchino Visconti, 1963), La ciociara di Moravia (il film è di Vittorio De Sica, 1960), Il giardino dei Finzi Contini di Bassani (pluripremiato film di Vittorio De Sica, 1971), dei classici insomma. Ma al momento di attuare il programma abbiamo ripiegato su un genere completamente diverso per un motivo semplice: la mia classe in quel periodo era composta prevalentemente da ragazzine scandinave sui vent’anni, che seguivano un corso di lingua in Italia perché avevano ricevuto facilmente dei finanziamenti statali… e poi qui c’è il sole e i ragazzi sono simpatici. Ho pensato a un libro più recente, scritto da un loro coetaneo sperando che le potesse attirare e il colpo è riuscito.

Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi (la trasposizione cinematografica è di Enza Negroni) non è certo un classico e i giudizi su quest’opera non sono unanimi. Probabilmente la Nuvoli definirebbe la sua popolarità “sincronica: ampia, immediata, di breve durata” (p. 46) come quella di Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro tradotto in film da Cristina Comencini nel 1996, per intenderci. Forse non ritrae il meglio della gioventù in Italia, come qualcuno ha avanzato, ma dato il successo editoriale ottenuto ed il fatto che il film che ne è scaturito sia un cult tra gli adolescenti, ha sicuramente un valore di cronaca. È un fatto di costume, può introdurre un tema di conversazione molto serio, come la difficoltà di uscire dal gruppo, e ha il pregio non trascurabile di aver compiuto il miracolo: ho visto ragazzine, che non amano la lettura neanche nella loro lingua madre, leggere con “avidità” il testo cercando un supporto alla comprensione del filmato che avevano appena visto. Eppure il testo è molto particolare, farcito di espressioni gergali giovanili strettamente legate a un’epoca e a un’area geografica, quella bolognese.

Mi è stato chiesto quale utilità possa avere l’avvicinare dei ragazzi a una simile “letteratura”, invece di proporgli dei testi più educativi (o riconosciuti come tali). Mentre scrivo, alla radio impazza er Piotta, cantante coatto che si esprime in romanesco. Se è lui e non Francesco De Gregori a far brillare negli occhi delle mie ragazzine svedesi una scintilla, per discutibile che possa essere, userò er Piotta come linguaggio comune per trasmettere i miei messaggi (se la montagna non va da Maometto…).

So che in alcune scuole superiori internazionali a Roma (per esempio alla St. George’s English School) si insegna ai ragazzi una materia inconsueta nelle scuole normali, che si chiama la teoria della conoscenza. Il fine di questi corsi è di far capire ai ragazzi che il bene e il male non sono insiti nella conoscenza stessa, ma dipendono da come e con quali intenzioni la usiamo. Insomma, in parole povere di fronte a qualsiasi cosa ci venga presentata come verità, si raccomanda di usare la propria capacità di discernimento. Perché non applicare questa teoria anche a Brizzi e al Piotta?

Se è vero quanto affermava Socrate, che i giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere, mi sembra che ogni mezzo sia valido se rappresenta un passo nella direzione giusta.

Poco fa avevo tra le mani un’edizione economica di La lunga vita di Marianna Ucrìa di Dacia Maraini. In copertina c’era un fotogramma estratto dal film di Roberto Faenza del 1996 basato sul romanzo in cui compare una giovane coppia apparentemente poco abbigliata in atteggiamento amoroso. Si sarebbe potuto credere che il contenuto del libro fosse erotico, in realtà non faceva che rispondere alle leggi del mercato. Che cosa non si farebbe per attrarre le masse?

Durante uno dei laboratori un’insegnante che lavora in Germania ha ammesso, facendo storcere la bocca a più di un presente, di aver fatto vedere in classe alcuni spezzoni della serie televisiva “nazional popolare” di gran successo quest’anno: “Commesse”. Perché scandalizzarsene se una tale iniziativa permette di avvicinare un pubblico straniero al pubblico e alla lingua italiani? Ben vengano quindi anche film come Volevo i pantaloni (di Maurizio Ponzi, 1990) ispirato al romanzo di Lara Cardella, un flop nelle sale cinematografiche, ma di grande richiamo in tv.

… dare una buona immagine dell’Italia

La scena, tratta dal film Jack Frusciante è uscito dal gruppo, scelta come dimostrazione durante il laboratorio, offre le immagini di una famiglia ordinaria, padre madre e figlio incollati al televisore, ipnotizzati da un film dell’orrore. La scena, è stato notato, non è edificante e potrebbe indurre a pensare che tutti gli italiani sono grandi consumatori del tubo catodico. Sarebbe meglio selezionare immagini più positive, si è detto, per evitare di alimentare luoghi comuni negativi già fin troppo duri a morire sugli italiani. Sembra infatti che gli italiani abbiano la cattiva reputazione di essere teledipendenti (ma siamo gli unici?).

Mi è capitato di condividere lo stesso sentimento difensivo di fronte alle critiche, più o meno giustificate, che a volte ci giungono dagli studenti e che cominciano con “Gli italiani… ” senza alcuna distinzione. Nella scelta del materiale didattico di tutti i giorni anch’io opero una certa “censura” su temi come la mafia, il terrorismo, tangentopoli e altre varie ma non uniche caratteristiche del nostro bel paese. Gli stereotipi non hanno senz’altro bisogno di essere incoraggiati.

Però non possiamo nemmeno nascondere certe realtà. Anche se l’attuazione è laboriosa e impegnativa, preferisco trattare separatamente il problema dei pregiudizi, magari generalizzandolo ai diversi paesi di provenienza degli studenti, in modo che in seguito qualsiasi aspetto della storia e della società italiana possa essere considerato in una prospettiva più equa.

Dietro questo suggerimento, mi sono sforzata, comunque, di raccogliere i titoli di libri e di relativi film che possano dare un po’ di lustro all’Italia. Uno dei film che sicuramente ha offerto un’immensa popolarità nel mondo all’Italia e a Roma in particolare è stato Vacanze romane di William Wyler con Audrey Hepburn e Gregory Peck. Purtroppo non è italiano e non mi risulta che sia stato tratto da un romanzo.

Recentemente Dacia Maraini, in un’intervista alla radio in occasione della premiazione del suo ultimo libro Il buio, ha ricordato al giornalista che le chiedeva il motivo della crudezza di alcuni brani del romanzo, che comunque la realtà supera la fantasia e il compito degli scrittori è di aiutare i lettori a diventare coscienti rispetto a determinati eventi o aspetti della società o degli individui.

Quasi sempre l’ispirazione artistica nasce da avvenimenti non necessariamente felici o eticamente istruttivi, altrimenti mancherebbe ogni tensione narrativa. Molto più spesso è la sofferenza umana ad alimentare le opere d’arte…

Pensiamo ad esempio a Gli Indifferenti di Alberto Moravia, un capolavoro indiscusso, (portato sugli schermi da Luigi Maselli nel 1964) in cui viene descritta la decadenza della civiltà borghese d’anteguerra, tanto per citare un classico. Oppure a Kaos, di Paolo e Vittorio Taviani (1984), tratto dalle Novelle per un anno di Luigi Pirandello.

… far conoscere un personaggio carismatico della cultura italiana

Alla domanda: “Che cosa ti ha fatto venir voglia di conoscere il nostro paese?” qualcuno mi ha risposto: “La Ferrari, gli stilisti, i film di Fellini e della Wertmüller, ma soprattutto Marcello Mastroianni e Giancarlo Giannini”. La risposta è probabilmente legata a dei fattori generazionali, ma è significativo che siano anche degli attori, spesso, a creare un legame affettivo che più o meno consapevolmente induce una persona a visitare un determinato paese e magari a studiarne la lingua!

La mia collega Rosario Romero ha scelto di usare in classe i testi e i film di Jean de Florette e Manon des Sources con l’intenzione principale di far conoscere Yves Montand, l’attore principale, per poterlo poi usare come tramite per vari aspetti della cultura e civiltà francese.

… avvicinare gli studenti al meglio dell’arte letteraria e/o cinematografica

Ho messo questo capitolo alla fine perché se gli studenti sono pronti ad affrontare testi e film classici significa che la loro motivazione non ha veramente bisogno di essere accentuata, (ragione principale per cui questa attività era stata inizialmente ideata). Piuttosto sarebbe interessante analizzare in modo più approfondito le differenze che esistono tra le opere corrispondenti oppure sottolinearne le uguaglianze, ma per questo invito alla lettura dell’articolo di Rosario.

Testo consultato

Nuvoli, Giuliana, 1998 Storie ricreate, Torino, Utet.

Per avere una lista di opere letterarie italiane con rispettive trasposizioni cinematografiche:

http://oliva.modlang.denison.edu/doc/lc/list-f95.html