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Il “virus della paura”

“Là dove la moderazione è un errore,
l’indifferenza è un delitto”.
G.C. Lichtenberg

L’attività presentata, insieme a Luisa Guerrini e Giovanna Lombardi, nel laboratorio del Seminario internazionale di quest’anno, l’ho proposta più volte in classi diverse (dalla fine III livello al V, cioè a studenti che hanno frequentato 220-350 ore) e ho spesso provato una sensazione già nota, un malessere.

La prima volta che lo provi cominci a chiederti: Che c’è oggi? C’è qualcosa che non va? Forse hai sognato qualcosa di brutto ed ora ti torna la sensazione?! Ma, ad un’analisi più attenta, ti accorgi che il malessere non viene da dentro, è il riflesso di qualcosa di esterno. Ti guardi intorno e il tuo sguardo si ferma sulle smorfie dei tuoi studenti; percepisci una rigidità fisica, è come se sentissi la voce dei loro pensieri: Non ho capito nulla! È troppo difficile, forse ho sbagliato livello! Allora cominci a pensare: Forse ho sbagliato, l’attività è troppo difficile!, oppure Ho scelto il momento sbagliato, non gliel’ho presentata nel modo giusto, Ho tradito la loro fiducia, eccetera. Mentre tu stai pensando queste cose, rammaricandoti per gli eventuali errori, ad un certo punto cogli un piccolo cambiamento in una smorfia: sembra un sorriso! Guardi meglio e… sì, è proprio un sorriso, uno studente sorride, qualcuno comincia a sciogliersi. Ti senti sollevata, puoi sospirare: È andata!

Dopo averla provata più volte riesci a vivere meglio il periodo di attesa, il momento in cui la situazione si scioglierà, ma comunque ogni volta sei contaminata dal virus della paura. Sì, perché è di paura che si tratta. Molte volte noi insegnanti ci lamentiamo della mancanza di energia, della apaticità degli studenti ma, a ben guardare, è quella che entra in gioco. Nella maggior parte dei casi quelli che definiamo come studenti “difficili”, quelli che ci fanno pensare Ma perché mi è capitato proprio a me?, sono i più fragili e, alla fine, quelli che se riusciamo a seguire diventano le persone che ci sorprendono di più; in fondo, quelli che danno più senso al nostro impegno professionale.

Per capire a fondo il virus e trovare l’anticorpo adatto penso che bisogni avere le idee ben chiare su:

  1. analisi della composizione della classe, motivazioni dei singoli, rapporti interpersonali tra gli studenti e relazione studenti-insegnante;
  2. il fatto che l’attività, come l’abbiamo strutturata, pensata e presentata, sia un buon strumento per conseguire quello che ci siamo proposti;
  3. che cosa realmente si richiede allo studente in termini personali, psicologici, eccetera; e se alla luce dei punti 1 e 2 ne valga la pena.
  1. e 2 appartengono alla normale pratica didattica.

Il punto 3 si impone come cruciale solo per alcune attività. Se si crede nelle capacità dello studente, si punta in alto e si pensa che sia giusto forzare alcune sue resistenze perché l’autonomia dello studente penso significhi non solo assecondare le proprie curiosità, ma anche stimolarlo verso nuove, palesare nuove prospettive che possano forzare i propri limiti. L’autonomia è nel che cosa e nel come utilizzare quello che si propone, la scelta di ciò che ci appartiene o meno.

Quante volte ci si è stupiti delle nostre capacità che ignoravamo quando per caso, quasi senza rendercene conto, abbiamo dovuto metterle in atto e alla fine guardandoci dietro abbiamo pensato: Ma dai, non avrei mai pensato che sarei riuscita a….! Il “quasi senza rendercene conto” è molto importante perché nel momento in cui entra il conscio, entra l’idea che abbiamo dei nostri confini che sono anche le nostre paure, le nostre difese, quello che ci impedisce di andare oltre.

È proprio quest’occasione che va creata, ma sempre tenendo ben presente quello che noi mettiamo in gioco della loro personalità, quanto li facciamo esporre…

Ritorniamo all’attività del laboratorio.

Come ha ben messo in evidenza Carlo Guastalla nel suo intervento, a differenza di una Lettura autentica quando si propone un testo letterario siamo interessati al significato, a ciò che gli studenti percepiscono del testo e proprio a tal fine si deve trovare il modo di spingere lo studente a porsi delle domande e a cercare nel testo le risposte, le proprie risposte e non pacchetti preconfezionati (salvo aiuti di carattere linguistico). Per far ciò, come tutte le attività presentate nei vari laboratori di questo Seminario, anche la nostra utilizza un escamotage per suscitare quella curiosità che spinga lo studente a distrarsi rispetto alle difficoltà titaniche dell’impresa, travolto dalle indicazioni dell’attività proposta, senza avere il tempo di chiedersi: Ce la farò?

Il nostro escamotage è l’utilizzo del corpo. Come potrete vedere nelle istruzioni delle attività (che vengono allegate alla fine di questo intervento), gli studenti divisi in due gruppi devono diventare insegnanti di teatro l’uno e attori l’altro, entrambi coinvolti in un provino per la messa in scena del testo. Gli studenti nella fase finale sono invitati (o, meglio, in qualche modo obbligati) a recitare (gli attori) o a dare una dimostrazione pratica di come farlo (gli insegnanti) dei dialoghi e dei movimenti psicologici o fisici che loro hanno individuato nel testo proposto.

Se non siamo attori, ballerini, danzatori ecc. (o sedicenti tali), ogni utilizzo del nostro corpo in modo intenzionale, tranne nel corso di una “attività” di seduzione, viene vissuta come una pericolosa esposizione, pericolosa in quanto ci sentiamo di mettere in gioco le nostre debolezze, le nostre fragilità, la nostra “ignoranza”.

L’utilizzo del corpo però, d’altra parte, se inizialmente crea un grande imbarazzo, del quale si nutre e si sviluppa il nostro “virus”, dall’altra ha la grande capacità di sviluppare energia, coinvolgimento. Proprio perché è qualcosa di inusuale, all’inizio ci spaventa, ci intimorisce. Il diverso richiede una definizione di se stessi, ci fa richiamare alla mente ciò che è sicuro, noto, ciò che può rappresentare il nostro confine ma che, allo stesso tempo, ci impedisce di andare oltre.

Ma se c’è qualcosa che riesce a farci oltrepassare questo, si entra nell’ambito della trasgressione, del completamente diverso, della maschera, che in fondo, essendo “altro” da noi, non ci intacca, non entra in competizione con il nostro “essere”, e che in qualche modo può venir percepita come un altro tipo di difesa. È un altro mondo nel quale non veniamo implicati direttamente in quanto non ci riconosciamo, e allora possiamo giocare!

È proprio in questo passaggio delicato che l’insegnante deve essere presente, immune dal virus, e riuscire a far sentire questo mondo “altro” nel quale, come a carnevale, si può prendere in prestito un’altra faccia, senza perdere la propria (per dare una “spinta” agli insegnanti, ad esempio, si possono mimare alcune posture, senza alcun riferimento al testo proposto).

Quando penso a questa attività ho due immagini in testa. La prima è il naso degli studenti così vicino al foglio da temere per l’incolumità di quest’ultimo (l’obiettivo non è forse quello di “entrare” nel testo?!); e l’altra di un funzionario dell’Ambasciata tedesca che, durante una lezione nella quale ho proposto questa attività con il racconto di Stefano Benni “Sondar”, faceva vedere come lui in piedi riusciva a fare in modo che due piedi sembrassero uno.

Penso che sia importante ricordarsi sempre che la posizione dell’insegnante, per quanto si metta in gioco, è sempre più comoda e rassicurante di quella dello studente. Accorciare per quanto si può, razionalmente o con l’esperienza (ad esempio, seguire un corso di lingua con insegnati che utilizzano il nostro stesso metodo, cioè mettendosi dall’altra parte), questa differenza di ruoli è molto importante perché, come sostiene giustamente Vittoria Gallo nel suo intervento qui presentato, si è poco credibili se si propone qualcosa che noi stessi non saremmo in grado di sostenere. Si va in un “altro” mondo solo con le persone nelle quali riponiamo la nostra fiducia, con le quali sappiamo di poter giocare allo stesso gioco.

Allegato: istruzione dell’attività didattica

  1. Lettura autentica del testo (l’insegnante decide un tempo adeguato affinché la lettura sia veloce). Leggete tutto il testo.
  2. Consultazione a coppie. Ricostruite insieme la storia che avete letto.
  3. II° lettura autentica.
  4. Ripetere il punto 2. Far seguire un cambio di coppia.
  5. Ripetere il punto 3.
  6. Formazione di due semicerchi che si danno le spade, formare le coppie. Continuate a parlare.
  7. Dare gli evidenziatori e le istruzioni agli insegnanti di recitazione: Siete degli insegnanti di recitazione. State studiando un testo di letteratura perché dovrete dare consulenza a degli attori per un provino. Individuate e sottolineate le parti del testo che gli attori dovranno interpretare verbalmente e con la mimica del corpo. Lavorate individualmente.
  8. Dare gli evidenziatori e istruzioni agli attori: Siete degli attori e avete saputo che questo testo verrà messo in scena. Individuate e sottolineate nel testo tutte le parti di dialogo. Lavorate individualmente.
  9. Formare le coppie degli attori: Lavorate insieme, assicuratevi di aver sottolineato le stesse parti e di coglierne bene il significato. Usate il dizionario se ne avete bisogno. Far seguire un cambio di coppia
  10. Formare le coppie degli insegnanti: Lavorate insieme e assicuratevi di aver sottolineato le stesse parti. Usate il dizionario se ne avete bisogno.
  11. Far seguire un cambio di coppia.
  12. Agli attori: Siete stati convocati per il provino. Preparatevi ad interpretare le parti di dialogo curando l’intonazione, le pause, l’enfasi e la pronuncia. [continuano a lavorare le stesse coppie]
  13. Agli insegnanti: Alzatevi in piedi e venite con me [si esce dall’aula]. Dovete dare delle lezioni a degli attori per un provino. Aiutateli a tirar fuori il meglio di se stessi. Da loro dovete pretendere una interpretazione molto fedele al testo perché sarà il regista a dare il suo tocco creativo. Studiate bene la mimica pio adatta e provatela. Rimanete in piedi. [continuano a lavorare le stesse coppie]
  14. Far rientrare gli
  15. Far uscire dall’aula gli attori: Mancano due giorni al provino, avete trovato un ottimo insegnante di recitazione. Andate da lui/lei per perfezionare la vostra interpretazione.
  16. Sistemare gli insegnanti, in piedi e distribuire i cartoncini colorati.

Distribuire i cartoncini colorati agli attori: Il vostro insegnante avrà lo stesso colore. Andate da lei/lui. Far rientrare gli attori.