Cerca

Lo studente “fa notizia”

Quando sono entrato nel mondo dell’insegnamento non pensavo che ci fosse così tanta gente interessata alla lingua italiana. Mi sono subito chiesto: “Ma chi studia l’italiano? E perché?”

Ancora oggi, quando incontro uno studente per la prima volta, non posso fare a meno di chiedergli la ragione che lo spinge a studiare l’italiano. Ebbene, nella maggior parte dei casi, gli studenti mi rispondono che lo vogliono imparare per puro “piacere”, non per motivi di studio o di lavoro.

Ed è sulla parola “piacere” che mi soffermo, perché è un “termine chiave”, determinante nell’apprendimento dell’italiano che, in genere, non si deve imparare per necessità, come avviene per l’inglese.

Per la maggior parte delle persone che soggiornano in questo mondo, il “piacere” è godimento fisico e spirituale, fatta eccezione per quei pochi appassionati di masochismo (la tendenza, quasi compiaciuta, a ricevere umiliazioni e maltrattamenti e, in genere, a soffrire – Zingarelli 97).

Andando avanti con le domande agli studenti, scopro che a loro piace il suono della lingua, o l’arte, o la moda, o il design, o l’opera, o la musica, o le usanze, o il cibo, o il sole, o la gente, o la creatività, o l’organizzazione della disorganizzazione, o il caotico insieme di tutto: l’Italia.

Il principale obiettivo dello studente, quindi, non può essere quello di sapere come si fa una prenotazione d’albergo o come si chiede un’informazione stradale, ma di venire a contatto o immergersi nel mondo di questa lingua. Anche perché un “bagno di cultura” gli fa assorbire la lingua quasi per osmosi.

È necessario “entrare nella testa“ degli italiani, anzi diventare un po’ italiano.

Non si può imparare bene una lingua senza assorbire, almeno un po’, la cultura di chi quella lingua l’ha generata e la continua a rigenerare. “Credo che gli studenti asiatici (certo non tutti) non siano abbastanza motivati, a causa della scarsità di informazioni. Infatti, la conoscenza che loro hanno dell’Italia resta ancora oggi affidata ad esperienze frammentarie ed occasionali … Quando la scarsa conoscenza si accompagna alla lontananza storica e culturale, nasce la paura. Non piace a loro il cibo italiano, hanno difficoltà a capire gli italiani e, quindi, la lingua.” (Ye – Cina e Danimarca).

Oltretutto non deve essere dimenticato che gli studenti, a parte i rarissimi masochisti, vogliono imparare divertendosi. Anche quelli più “refrattari”, o introversi o semplicemente timidi diventano, alla fine, dei “discenti gaudenti”.

“All’inizio sembrava difficile, quasi impossibile, ma poi il gruppo è andato e mi sono anche divertita.” (Camilla – Svizzera).

All’inizio di ogni corso, fin dal secondo livello, chiedo agli studenti di scrivermi ciò che si aspettano dal corso d’italiano che stanno per iniziare e tra le tante risposte scontate, e qualche volta banali, ce ne sono sempre molte che trovo particolarmente interessanti su cui riflettere. “Voglio conoscere bene il modo di pensare degli italiani. Voglio sapere perché, in genere, sono più allegri degli svedesi. Voglio conoscere un altro modo di vivere” (Arletka – Svezia).

E comunque, chi va in una scuola per studiare una lingua non può essere considerato come un contenitore da riempire e neppure come una specie di personal computer in cui inserire dei programmi, perché è una persona. Un essere umano, cioè, che apprende la lingua navigando in un mare di emozioni e utilizzando tutti i suoi sensi, non solo la logica e la memoria. Qualsiasi insegnante che non avesse capito tutto ciò meglio farebbe a cambiare mestiere.

Già da diverse righe sopra, qualcuno si starà chiedendo: “Ma che c’entrano tutte queste “chiacchiere” con la produzione di un giornale radio?”.

Risposta: il giornale radio, mentre è utilizzato come un’attività didattica, ci dà anche la possibilità di affrontare i temi più importanti ed attuali della cultura italiana.

Tale dichiarazione, condivisa da moltissimi colleghi durante la discussione, al seminario, sul medesimo argomento, è anche la premessa della presente relazione.

Va subito detto che tutti i colleghi partecipanti al seminario erano d’accordo che la produzione di un giornale radio permette agli studenti di esercitare tutte le capacità: parlare, scrivere, leggere e ascoltare. Inoltre, gli studenti possono “autocorreggersi” sia per quanto riguarda ciò che hanno scritto sia per quanto riguarda la loro pronuncia. Infine, cosa più importante, hanno potuto “creare”.

Prima di iniziare la produzione c’è un po’ di panico tra gli studenti, ma poi durante la “creazione” viene il divertimento e alla fine la soddisfazione per ciò che loro sono riusciti a produrre. Durante quest’attività si sentono un po’ italiani e liberi di inventare le notizie più strane. Poi, secondo me, il ruolo di giornalisti è magicamente “liberatorio” anche per gli studenti più introversi.

Durante il seminario qualcuno è intervenuto sull’opportunità di proporre un ascolto di un vero giornale radio prima della “produzione”. È senza dubbio vantaggioso per gli studenti anticipare almeno un ascolto di giornale radio, ma è consigliabile che ci sia un certo margine di tempo prima della produzione. In ogni caso non è indispensabile, perché i modi di fare un giornale radio nei vari Paesi si somigliano enormemente tutti.

Per quanto mi riguarda, in ogni modo, preferisco che, prima dell’attività di produzione, gli studenti abbiano già ascoltato un giornale radio e si siano abituati anche ad un certo modo di lavorare insieme.

Al fine di chiarire che intendo dire per ascolto di un giornale radio riassumo brevemente il metodo da me utilizzato:

– in genere, trascrivo i titoli del giornale radio della mattina, da dove preparo un “cloze”, faccio la fotocopia della prima pagina di un buon quotidiano per aiutarli nella fase di trascrizione delle notizie;

– all’inizio è un normale ascolto con successivo scambio d’informazioni in coppia;

– dopo cinque ascolti, creo gruppi di tre o quattro persone e chiedo loro di trascrivere i titoli ascoltati;

– poi, fornisco la fotocopia della prima pagina del quotidiano con cui possono fare un confronto di notizie e dove trovare gli anelli mancanti nella loro “catena” di informazioni;

– alla fine, in genere, propongo il “cloze” sulla trascrizione dei titoli, da me preparata in precedenza.

Secondo me, l’attività sopra descritta, oltre ad essere buona come ascolto, crea una solida base su cui lavorare per produrre un giornale radio tutto loro.

Per ciò che riguarda, invece, la produzione il discorso è più complesso e articolato, anche considerando che si tratta di un’attività che racchiude molte abilità insieme.

Nel presentare la mia esperienza al seminario, ho premesso che, naturalmente ci sono delle differenze nel modo di presentare e di impostare tale attività in funzione del livello degli studenti. Ad esempio, per i livelli più bassi consiglio di cominciare chiedendo a loro i mezzi d’informazione che conoscono e la suddivisione dei vari tipi di notizie, scrivendo questi ultimi alla lavagna. A volte, invece, per iniziare l’attività è sufficiente dividere subito gli studenti in gruppi di tre o quattro persone e dire a loro che sono giornalisti di diverse stazioni radio che devono preparare un notiziario.

Come?

Il mio collega Virgilio ha proposto ai suoi nove studenti di dividersi liberamente in gruppi, in base al genere di notizia preferito (interno – estero – meteorologia e sport). Ha poi dato a loro un limite di tempo ben preciso (30’), prima di “andare in onda”.

Io, invece, ai miei sette studenti (150 ore di studio), non ho posto limiti se non quello di un tempo approssimativo di 45 minuti (in genere, diventano 60’), per scrivere le notizie (circa 20’), per correggersele vicendevolmente tra gruppi (10’) e per provare, ognuno, la registrazione (10’), prima di “andare in onda”.

Nell’esperienza da me presentata, avevo chiesto agli studenti di scrivere un minimo di tre o quattro notizie (almeno una a testa).

È un’attività che parte abbastanza velocemente anche se c’è un momento di smarrimento e qualche domanda del tipo: “Possiamo scrivere ciò che vogliamo?” … “Dobbiamo scrivere le notizie tutti insieme od ognuno può scrivere la propria ?” (io accetto anche la seconda ipotesi purché poi venga sempre effettuato il confronto e il controllo insieme).

“Il mio problema è che non riesco a spiegare le mie idee agli altri” (Selina-Svizzera) … “Non mi vengono idee in questo momento” (Therese-Svezia).

Io, naturalmente, sono sempre a disposizione degli studenti che mi cercano per avere eventuali chiarimenti, o mi chiamano in causa come “odiato arbitro” nelle controversie sintattiche, grammaticali o d’altro genere, anche se ciò, fortunatamente, non avviene molto spesso. Ad esempio: “Chi comanda di più tra il Presidente della Repubblica e il Primo Ministro?”.

È interessante, tra l’altro seguire le varie fasi di creazione e sviluppo di una notizia, ad esempio (Marco – India, Peter – Germania, Ye – Cina e Danimarca):

P. Parliamo di rivoluzione
Y. Rivoluzione?
P. Sì rivoluzione … Conosci?
Y. Ah! Sì!
M. (consulta il vocabolario)
Y. In Italia?
P. No! …. A Thaiti!
Y. Va bene! A Thaiti.
M. Ah! Thaiti.
P. Il nuovo Presidente è morto… come si dice? … brutale …
MIn modo brutale, forse…
Y. Brutalmente.
P. Il Presidente prossimo è impressionato!
Y. Impressionato?
M. Imprigionato?
P. Sì, sì, imprigionato… imprigionato dalla polizia… dalla nuova polizia
M. Nuova?
P. Nuova, perché dopo la rivoluzione c’è altra polizia.
M. Ho capito!
Y. Poliziotto o soldato?
PAh! E’ vero! Soldato, soldato
M. Soldare?
Y. No! Soldato. È militare.
M. Soldato uguale militare?
P. Sì!
P. Luigi, per favore, … Come si chiama la prima città di un Paese?
L. Intendi dire la capitale?
P. Ah, sì! La capitale
Ecc.

Alla fine:

Rivoluzione a Thaiti: i ribelli soldati hanno preso il controllo della capitale. Il prossimo Presidente agli arresti domiciliari!

Quando il tempo sta per scadere, concedo a loro pochi minuti per effettuare il rapido “controllo” (proposte di correzione) delle notizie scritte, scambiandosi i testi tra i gruppi (il vero controllo sintattico e grammaticale è sempre rimandato ad una lezione successiva).

Nella penultima fase, prima di andare in onda, ognuno di loro deve scegliere una notizia da leggere e, quindi, provare la dizione con l’aiuto dei propri colleghi.

In questa attività sarebbe meglio se ogni gruppo potesse avere un registratore per riascoltarsi e correggersi. “Era la prima volta che ascoltavo la mia voce provenire da un registratore parlando in italiano, e non potevo credere che fosse la mia.”(Akiko – Giappone) … “La pronuncia delle parole era diversa da come io pensavo di averla impostata” ( Gokan – Turchia) … ” Mi sono divertita nel riascoltarmi, ma ho trovato molto utile tutto questo lavoro” (Alexandra – Svizzera).

Come hanno ben notato alcuni colleghi durante la visione registrata dell’attività in argomento, il crescendo d’entusiasmo, sia degli studenti sia dell’insegnante, durante la produzione culmina ai massimi valori nella fase finale: la presentazione del prodotto finito da parte degli studenti.

Ogni studente, seduto su una delle sedie allineate davanti al tavolo e, soprattutto davanti al microfono, entra nel ruolo con anima e corpo, tanto da sembrare un vero radiocronista. Ogni forma di timidezza e di ritrosia svanisce come per incanto, riuscendo a divertirsi anche su i propri errori. Lo studente è come se uscisse da se stesso e dal proprio ruolo, diventando per alcuni attimi fuggenti della sua vita un giornalista della radio. “Per pochi secondi, con il microfono davanti alla mia bocca, mi sono sentita veramente una cronista della radio.” (Jovanna–Svezia) … “È stato magnifico e non pensavo di divertirmi così” (Ronny–Germania) … “Mi è piaciuto molto ed il tempo è passato veramente in fretta.” (John – Stati Uniti) … “Ho imparato nuove parole.” (Peter – Germania).

L’attività di produzione finisce qui, ma non dimentichiamo che si può utilizzare il “riascolto”, in una lezione successiva, per un momento di riflessione collettiva di gruppo, ponendo l’attenzione su alcune strutture di base. È utilizzabile, infine, per una buon’esercitazione sulla pronuncia.

Prima di chiudere riporto qualche esempio di produzione per dare un’idea della creatività degli studenti:

“Crisi governata: adesso è ufficiale che, ieri sera, il Capo del Governo ha presentato le sue dimissioni a Scalfaro.

Invece il Presidente dello stato gli ha chiesto di rimanere in funzione fino alla scelta del nuovo Ministro.

La crisi è svincolata dopo la notizia che il Capo del Governo aveva relazioni con la politica ex-pornostar Cicciolina. Questo pomeriggio Prodi darà una conferenza stampa” …

“Lo sport: nella gara di Saint Moritz, Alberto Tomba è sceso talmente veloce che le telecamere non hanno potuto seguirlo. All’arrivo aveva dieci minuti d’avanzata su tutti gli altri partecipanti. Ha ricevuto tutte e tre le medaglie, cioè quella d’oro, quella d’argento e quella di bronzo, per le sue prodezze.”

“Notizie da Roma: Ieri sera c’è stato un incidente terribile alla scuola Dilit. Un professore ha fumato un sigaro enorme e, poiché aveva bevuto un po’ troppo, si è addormentato su una tavola di legno, Il legno ha preso fuoco e dopo cinque minuti, tutta la scuola è fiammeggiata. Per fortuna quest’insegnante che si chiama Luigi, è stato salvato dai vigili del fuoco, solo la sua barba era bruciata.”

“Dilit: lo studente Gaspar ha lasciato la sua fidanzata dopo quattro mesi d’amore molto intenso e sconvolgente, come lui stesso ha definito. Ha scoperto che lei era lui.”

“La studentessa Begoña doveva ripartire per la Spagna, ma siccome è caduta sulla scalinata della scuola, dovrà restare a Roma per altri tre mesi, ma non sembra dispiaciuta. Ha dichiarato che si accontenterà di andare a piazza di Spagna.”

Ce ne sarebbero ancora tantissime, ma non posso scriverle tutte. Credo, in ogni modo, che siano sufficienti per dimostrare la gran creatività delle persone. Basta soltanto dare lo spazio per volare liberamente. Ed è il miglior modo d’imparare una lingua, anzi è il caso di usare l’aggettivo “fantastico”.

Ogni volta che propongo agli studenti quest’attività, al termine della stessa pongo sempre le stesse domande, come: “Vi è piaciuta l’attività?” … “L’hai trovata utile?” … “Hai imparato qualcosa?” … “L’hai trovata difficile?” …

Ebbene, riassumo tutte le risposte in quattro parole: “Didatticamente utile, molto divertente.”

Concludendo, se non ne siete convinti, vi dico solamente una frase fatta, banale, ma sempre valida: “Provare per credere”.