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Le interazioni verbali: un’analisi

Sarà capitato anche a voi, diceva una vecchia canzone, di uscire dalla classe, arrivare alla fine di una lezione con la sensazione di non aver dato proprio il meglio, di aver trascurato qualcuno o qualcosa. Capita, ed è capitato anche a me di accorgermi solo alla fine di non aver dato la dovuta attenzione a uno studente che invece aveva qualcosa da dire, a me o alla classe. Forse aveva bisogno solo di un po’ di tempo in più, di ascolto da parte mia; non me ne sono accorta.
Ma nel nostro lavoro, correggetemi se sbaglio, bisogna essere molto autocritici per rompere l’immagine ideale che abbiamo di noi stessi, come persone prima che come insegnanti: pensiamo di conoscerci, di conoscere bene i nostri punti deboli cosi come i punti forti, è difficile scoprire che dopo tanti anni di lavoro c’è ancora qualcosa da migliorare ed è difficile farlo da soli.

È per questo che, per riflettere sul mio atteggiamento in classe, ho sentito il bisogno di riferirmi ad uno strumento oggettivo di descrizione e di analisi, che mi aiutasse a focalizzare bene almeno un aspetto del mio essere insegnante.
Ed ecco passo passo quello che è successo.

Sono partita dalla ricerca dello “strumento”: quello che mi è sembrato più utile al mio scopo era la cosiddetta griglia di Flanders che offriva dieci categorie per descrivere le interazioni verbali tra insegnanti e studenti; questo schema, in realtà, è stato pensato negli anni sessanta per l’analisi dei comportamenti verbali degli insegnanti nelle classi delle scuole elementari e potrebbe apparire piuttosto incompleto e riduttivo, soprattutto riguardo agli studenti. Di fatto, però, Ned Flanders è stato il primo a fare questo tipo di analisi e le griglie che sono state proposte negli anni successivi, se ampliano la parte relativa ai comportamenti degli studenti, non modificano in modo sostanziale le categorie relative agli insegnanti, che erano invece quelle che mi interessavano.

A questo punto avevo solo bisogno dell’oggetto da analizzare: la mia classe non si prestava, era un livello molto alto e con loro anche le attività normali venivano svolte con ritmi e modi particolari, c’era molta più collaborazione tra gli studenti che interazione con me. Così ho chiesto ad una collega che insegnava ad un livello intermedio se potevo registrare una sua lezione. Mi serviva un’attività in cui l’insegnante avesse un ruolo “frontale” e allo stesso tempo dovesse interagire con ciascuno studente, il che è appunto quello che a me non era riuscito bene. A pensarci bene potevo analizzare lo stesso tipo di attività in cui mi ero sentita insoddisfatta quindi ho deciso di videoriprendere una Ricostruzione di conversazione. Non ho detto alla collega quale tipo di analisi avrei fatto, per non influenzarla troppo, non abbiamo detto niente alla classe, perché fossero il più naturali possibile.

La trascrizione della lezione

Quella che segue è la trascrizione di una parte della lezione registrata il 9 aprile 97, nel 3° livello del pomeriggio; la frase “bersaglio” è:
Guarda un po’ che dice il mio oroscopo.

Regina: Posso leggere mio mio oroscopo?
Insegnante: SUSAN puoi ripetere per favore?
Susan: Lo stesso? È difficile, posso leggere il mio oroscopo?
Insegnante: Puoi ripetere REGINA ?
Regina: Posso leggere il mio oroscopo ?
Insegnante: ANDREA?
Andrea: Posso leggere il mio oroscopo?
Insegnante: È corretta?
Tony: Mi può leggere il mio oroscopo?
Insegnante:- Ah! SANNA, preferisci l’idea di R. o di T. ?
Sanna:: Non mi ricordo [indica T.]
Tony: Mi può leggere il mio oroscopo ?
Susan: Puoi leggermi …
Insegnante: Tre possibilità: BONNY preferisci l’idea di S. , di T. o di R.?
Bonny: Sono differenti perché REGINA, è REGINA chi che legge
Insegnante: Regina ?[indica la “scena”]
Bonny: No, domanda di Regina è di leggere l’oroscopo
Insegnante: Qual è il soggetto dell’idea di R. ?
?: Io
Insegnante: TONY, puoi ripetere la tua idea?
Tony: Mi può leggere il mio oroscopo?
Insegnante: Qual è il soggetto dell’idea di TONY?
Bonny: Lui
Regina: Tu tu poi me leggere
Susan: Ha detto può [indica T.]
Insegnante: Qual è il soggetto?
Bonny: Le. C’è tu però può è formale
Insegnante: Benissimo! L’idea di Susan? Puoi ripetere S.?
Susan: Puoi leggermi …
Insegnante: Qual è il soggetto?
?: Tu
Insegnante: OK allora, sono due colleghi e normalmente tra colleghi, no?, il registro è informale, quindi va bene l’idea di SUSAN. Però la collega non fa una domanda . Non fa una domanda.
Andrea: Legge il mio oroscopo
Insegnante: Ancora, puoi ripetere?
Andrea: Legge il mio oroscopo
Insegnante: Buona idea. Puoi ripetere SANNA per favore?
Sanna: Legge il mio oroscopo
Insegnante: Puoi ripetere SUSAN?
Susan: Legge il mio oroscopo?
Insegnante: Puoi ripetere? [indica SUMIKO]
Sumiko: Legge il mio oroscopo
Insegnante: È corretta REGINA?
Regina: Legge, imperativo, non so, non sono sicura
Insegnante: Puoi ripetere ANDREA per favore?
Andrea: Legge il mio oroscopo
Insegnante: Corretta?
Barbara: No, leggi
Insegnante: SUSAN, preferisci l’idea di ANDREA o di BARBARA?
Susan: Questo è difficile per me perché ho dimenticato quale con chi e quale con chi [indica ANDREA e BARBARA]. Credo che la soluzione di BARBARA ma non lo so
Insegnante: Allora, REGINA parlava di imperativo; puoi ripetere il verbo per favore, ANDREA?
Andrea: Leggere
Insegnante: No [indica la posizione del verbo nella frase, usando le dita della mano]
Andrea: Legge
Insegnante: Che cos’è?
Bonny: Indicativo
Insegnante: Che tempo?
Bonny: Presente
Insegnante: Che persona?
Bonny: Terzio
Insegnante: Formale o informale?
Bonny: 2° persona
Insegnante: Allora abbiamo detto che non è necessario il registro formale; però è buona l’idea di BARBARA, quindi è buona l’idea dell’imperativo. Allora puoi ripetere B. per favore?
Barbara: Leggi il mio oroscopo
Insegnante: DOMENICO puoi ripetere per favore?
Domenico: Non d’accordo
Insegnante: Non sei d’accordo, prego!
Domenico: Potrebbe Potresti leggermi il mio oroscopo?
Insegnante: L’idea è buona, però ho detto che la collega non fa una domanda, mhm? Quindi l’idea dell’imperativo è una richiesta senza fare una domanda. OK . Quindi dobbiamo usare l’imperativo
Tony: Posso dire?
Insegnante: Prego!
Tony: Deve leggere il mio oroscopo
[tutti ridono]
Insegnante: [Scherzando] Questo è molto forte. Certo dipende dal rapporto, se stanno litigando, ok [ridono] È un po’ più neutrale la cosa. Va be’, l’idea di SUSAN è buona.
Susan: BARBARA [indica la compagna alla sua destra, per segnalare l’errore]
Insegnante: Scusa
Barbara: Leggi il mio oroscopo
Insegnante: Qual è il soggetto?
?: Tu
Insegnante: Bene, allora …
Bonny: Il 2° tipo dei verbi , non c’è leggia nell’imperativo?
Domenico: Are, a ma ere, ire, i
Insegnante: Informale, quindi è uguale al presente indicativo. Allora, questa frase funziona però non è esattamente quella che dice la collega. Proviamo un’altra idea.
Barbara: Vorrei sapere il mio oroscopo
Insegnante: Ancora, B.
Bonny: Vorrei sapere il mio oroscopo
Insegnante: ANDREA, va bene?
Andrea: Si
Insegnante: BONNY ?
Bonny: Si
Insegnante: SUMIKO ?
Susan: Si
Insegnante: Si, è anche possibile, però abbiamo detto che la collega fa una richiesta e la richiesta che lei fa non è con il verbo che prima ha usato BARBARA, non è con il verbo leggere ma un altro verbo
Domenico: Vedere? Vedere?
Insegnante: Prova?
Domenico: Vedere?
Insegnante: Provate a fare una frase
Domenico: Vedere, vede, vedi il mio scopo?
Insegnante: Come si chiama?
Regina: Oroscopo
Insegnante: BONNY ?
Bonny: Oroscopo
Insegnante: SANNA ?
Susan: Oroscopo
Insegnante: Ancora DOMENICO?
Domenico: Oroscopo
Insegnante: Bene, puoi ripetere la tua idea?
Domenico: Vedi il mio oroscopo
Insegnante: SANNA puoi ripetere l’idea di DOMENICO?
Susan: Vedi il mio oroscopo
Insegnante: SUSAN è corretta?
Susan: Credo che è corretta ma è un po’ strano per me, vedi il mio oroscopo è una domanda
Insegnante: Puoi ripetere DOMENICO per favore?
Domenico: Vedi il mio oroscopo
Insegnante: Che modo è?
Domenico: Imperativo
Insegnante: [guardando SUSAN] OK? È una domanda?
?: No
Insegnante: Però non vi suona bene. Ma SUSAN ha ragione perché normalmente non si usa questo verbo ma un verbo simile che però significa vedere con attenzione
Barbara: Guarda, guarda
Insegnante: Bene! Vai con una frase
Barbara: Guarda il mio oroscopo
Insegnante: ANDREA puoi ripetere per favore?
Andrea: Guarda il mio oroscopo
Insegnante: REGINA puoi ripetere ?
Regina: Guarda il mio oroscopo
Insegnante: Bene
Susan: [a BARBARA] Guarda? Guardare si
Insegnante: Puoi ripetere BARBARA per favore
Barbara: Guarda , [ all’Insegnante ] tutta la frase?
Insegnante: Si
Barbara: Guarda il mio oroscopo
Insegnante: Bene questa frase funziona, mh? Funziona. La collega usa questo verbo però non è completa, ancora, perché lei aggiunge un’espressione, qualcosa che in italiano da’ incoraggiamento a una richiesta.
Tony: Posso guardare il mio oroscopo?
Insegnante: Va bene? Abbiamo detto che in italiano quando non si vuole fare una domanda e si vuole fare una richiesta si usa l’imperativo e qui abbiamo l’imperativo quindi il verbo va bene. Però insieme al verbo la collega usa qualcosa che in italiano serve per dare un incoraggiamento a questa richiesta
Susan: Per favore non?
Insegnante: No, non è per incoraggiare
Sumiko: # # #
Insegnante: No
Tony: Mi serve mi serve di vedere
Sumiko: Oroscopo
Insegnante: No ripeto il verbo va bene, il verbo è questo; abbiamo bisogno di qualcosa dopo il verbo che in italiano serve per incoraggiare
Sumiko: Dopo? Incoraggiare che significa?
Susan: Guardami?
Sanna: Guardami il mio oroscopo?
Insegnante: Questo sarebbe possibile ma non è un pronome
Tony: Forse proprio
Insegnante: No
Sumiko: Cioè
Insegnante: No
Tony: Ho bisogno di …
Insegnante: Non cambiamo verbo. REGINA chiudi il dizionario subito. Fra cinque secondi …
Susan: Cerchiamo un avverbio?
Insegnante: Allora, in italiano con il verbo guardare ma anche spesso con il verbo dire si usa, dopo, l’espressione “un po’ “.

Ed ecco lo schema di analisi proposto da Ned Flanders

Interventi dell’insegnante

Influenza non direttiva
1. Accetta i sentimenti degli studenti, li chiarifica, li prevede, li ricorda, sia quelli negativi che quelli positivi.
2. Apprezza e incoraggia l’azione e il comportamento dello studente. Scherza per ridurre la tensione, si serve di esclamazioni verbali per esprimere incoraggiamento e interesse.
3. Accetta e si serve delle idee degli studenti, le chiarisce e le sviluppa .
4. Pone domande per stimolare le risposte personali degli studenti.

Influenza direttiva
5. Fa lezione ex-cathedra, dà informazioni sul contenuto o sulla procedura.
6. Dà direttive e istruzioni cui bisogna obbedire.
7. Critica l’operato dello studente, rimprovera si appella alla propria autorità.

Interventi degli studenti
8. Risposte a domande dell’insegnante.
9. Inizio spontaneo di discorso da parte dello studente.
10. Silenzio e confusione.

Quello che vi propongo, adesso, è di provare voi stessi ad analizzare la trascrizione sulla base di questo schema, cosi come abbiamo fatto durante il Seminario. Alcuni chiarimenti sulle categorie: la n. 1 si riferisce ai “sentimenti” degli studenti ma non dovete pensare a niente di particolarmente drammatico. Se, per esempio, l’insegnante dice “So che con una giornata cosi bella è difficile stare in classe a fare l’esercizio” questo è un prevedere ed accettare un possibile malessere della classe, un “sentimento”, mentre la n. 3 si riferisce alle idee degli studenti rispetto al contenuto della lezione. La n. 10 in genere serve per descrivere quei momenti di “non lezione” che sono spesso all’inizio o alla fine di una attività strutturata, quando ancora la classe deve riorganizzarsi.

Come procedere: per Flanders, per essere veramente obiettivi, bisognerebbe attribuire una categoria ogni 3 secondi, il che è difficile da fare sulla base di una trascrizione; vi suggerisco, perciò, di attribuire una categoria ad ogni frase e, se l’intervento è abbastanza lungo, descrivere ogni frase del periodo. Alla fine dovreste avere una sequenza di numeri.

Ecco la stessa trascrizione riletta secondo Flanders ( e secondo me) con il numero della categoria tra parentesi. Se non siete d’accordo con la mia interpretazione scrivetemi, anche io sto imparando.
Insegnante: Si funziona (3) ma non è questo quello che dice la collega (5); un’altra possibilità (4).
Regina: Posso leggere mio mio oroscopo? (9)
Insegnante: SUSAN puoi ripetere per favore? (6)
Susan: Lo stesso? È difficile posso leggere il mio oroscopo? (8)
Insegnante: Puoi ripetere REGINA? (6)
Regina: Posso leggere il mio oroscopo? (8)
Insegnante: ANDREA? (6)
Andrea: Posso leggere il mio oroscopo? (8)
Insegnante: È corretta? (4)
Tony: Mi può leggere il mio oroscopo? (9)
Insegnante: Ah! (2) SANNA preferisci l’idea di REGINA o di TONY? (4)
Sanna:: Non mi ricordo [ indica T.] (8)
Tony: Mi può leggere il mio oroscopo? (8)
Susan: Puoi leggermi … (9)
Insegnante: Tre possibilità (3): BONNY preferisci l’idea di SUSAN, di TONY o di REGINA? (4)
Bonny: Sono differenti perché REGINA, è REGINA chi che legge (8)
Insegnante: REGINA [ indica la “scena”] ? (4)
Bonny: No, domanda di R. è di leggere l’oroscopo (8)
Insegnante: Qual è il soggetto dell’idea di R.? (4)
?: Io (8)
Insegnante: TONY, puoi ripetere la tua idea? (6)
Tony: Mi può leggere il mio oroscopo? (8)
Insegnante: Qual è il soggetto dell’idea di TONY? (4)
Bonny: Lui (9)
Regina: Tu tu poi me leggere (9)
Susan: Ha detto può [indica T.] (9)
Insegnante: Qual è il soggetto? (4)
Bonny: Le . C’è tu però può è formale (9)
Insegnante: Benissimo! (3) L’idea di Susan? (4) Puoi ripetere S.? (6)
Susan: Puoi leggermi … (8)
Insegnante: Qual è il soggetto? (4)
?: Tu (8)
Insegnante: OK allora, sono due colleghi (5) e normalmente tra colleghi, no?, il registro è informale, (5) quindi va bene l’idea di SUSAN (3). Però la collega non fa una domanda. (5) Non fa una domanda. (5)
Andrea: Legge il mio oroscopo (9)
Insegnante: Ancora, puoi ripetere? (6)
Andrea: Legge il mio oroscopo (8)
Insegnante: Buona idea,(3) Puoi ripetere Sanna per favore? (6)
Sanna:: Legge il mio oroscopo (8)
Insegnante: Puoi ripetere Susan?
Susan: Legge il mio oroscopo? (6)
Insegnante: Puoi ripetere? [indica SUMIKO] (6)
Sumiko: Legge il mio oroscopo (8)
Insegnante: È’ corretta REGINA? (4)
Regina: Legge, imperativo, non so, non sono sicura (8)
Insegnante: Puoi ripetere ANDREA per favore? (6)
Andrea: Legge il mio oroscopo (8)
Insegnante: Corretta? (4)
Barbara: No, leggi (9)
Insegnante: SUSAN, preferisci l’idea di ANDREA o di BARBARA? (4)
Susan: Questo è difficile per me (8) perché ho dimenticato quale con chi e quale con chi [indica Andrea e Barbara]. (8) Credo che la soluzione di Barbara ma non lo so (8)
Insegnante: Allora, Regina parlava di imperativo; (3) puoi ripetere il verbo per favore, Andrea? (6)
Andrea: Leggere (8)
Insegnante: No [indica la posizione del verbo nella frase, usando le dita della mano] (6)
Andrea: Legge (8)
Insegnante: Che cos’è? (4)
Bonny: Indicativo (9)
Insegnante: Che tempo? (4)
Bonny: Presente (9)
Insegnante: Che persona? (4)
Bonny: Terzio (9)
Insegnante: Formale o informale? (4)
Bonny: 2° persona (9)
Insegnante: Allora abbiamo detto che non è necessario il registro formale (5); però è buona l’idea di BARBARA (3), quindi è buona l’idea dell’imperativo (3). Allora puoi ripetere B. per favore? (6)
Barbara: Leggi il mio oroscopo (8)
Insegnante: DOMENICO puoi ripetere per favore? (6)
Domenico: Non d’accordo (8)
Insegnante: Non sei d’accordo (1), prego (2)!
Domenico: Potrebbe Potresti leggermi il mio oroscopo? (8)
Insegnante: L’idea è buona (3), però ho detto che la collega non fa una domanda (5), mhm? Quindi l’idea dell’imperativo è una richiesta senza fare una domanda (5). OK Quindi dobbiamo usare l’imperativo (6)
Tony: Posso dire? (9)
Insegnante: Prego! (2)
Tony: Deve leggere il mio oroscopo (8)
[tutti ridono]
Insegnante: [Scherzando] Questo è molto forte (2). Certo dipende dal rapporto (2), se stanno litigando, ok (2) [ridono] È un po’ più neutrale la cosa (5). Va be’, l’idea di SUSAN è buona (3)
Susan: BARBARA [indica la compagna alla sua destra, per segnalare l’errore] (9)
Insegnante: Scusa (1)
Barbara: Leggi il mio oroscopo (8)
Insegnante: Qual è il soggetto? (4)
?: Tu (8)
Insegnante: Bene, allora …
Bonny: Il 2° tipo dei verbi , non c’è leggia nell’imperativo? (9)
Domenico: Are, a ma ere, ire, i (9)
Insegnante: Informale (3), quindi è uguale al presente indicativo (3). Allora, questa frase funziona (5) però non è esattamente quella che dice la collega (5). Proviamo un’altra idea (4).
Barbara: Vorrei sapere il mio oroscopo (9)
Insegnante: Ancora, B. (6)
Bonny: Vorrei sapere il mio oroscopo (8)
Insegnante: ANDREA, va bene (4)?
Andrea: Si (8)
Insegnante: BONNY (4) ?
Bonny: Si (8)
Insegnante: SUMIKO (4)?
Susan: Si (8)
Insegnante: Si, è anche possibile (3), però abbiamo detto che la collega fa una richiesta (5) e la richiesta che lei fa non è con il verbo che prima ha usato Barbara (5), non è con il verbo leggere ma un altro verbo (5)
Domenico: Vedere? Vedere? (9)
Insegnante: Prova? (6)
Domenico: Vedere? (8)
Insegnante: Provate a fare una frase (6)
Domenico: Vedere, vede, vedi il mio scopo? (8)
Insegnante: Come si chiama? (4)
Regina: Oroscopo (9)
Insegnante: BONNY? (6)
Bonny: Oroscopo (8)
Insegnante: SANNA ? (6)
Susan: Oroscopo (8)
Insegnante: Ancora Domenico? (6)
Domenico: Oroscopo (8)
Insegnante: Bene (3), puoi ripetere la tua idea? (6)
Domenico: Vedi il mio oroscopo (8)
Insegnante: SANNA puoi ripetere l’idea di DOMENICO? (6)
Susan: Vedi il mio oroscopo (8)
Insegnante: SUSAN è corretta? (4)
Susan: Credo che è corretta ma è un po’ strano per me (8), vedi il mio oroscopo è una domanda (8)
Insegnante: Puoi ripetere DOMENICO per favore? (6)
Domenico: Vedi il mio oroscopo (8)
Insegnante: Che modo è (4)?
Domenico: Imperativo (8)
Insegnante: [guardando SUSAN] OK? È una domanda? (4)
?: No (8)
Insegnante: Però non vi suona bene (3). Ma SUSAN ha ragione (3) perché normalmente non si usa questo verbo (5) ma un verbo simile che però significa vedere con attenzione (5)
Barbara: Guarda, guarda (9)
Insegnante: Bene (3)! Vai con una frase (6)
Barbara: Guarda il mio oroscopo (8)
Insegnante: ANDREA puoi ripetere per favore (6)?
Andrea: Guarda il mio oroscopo (8)
Insegnante: REGINA puoi ripetere (6)?
Regina: Guarda il mio oroscopo (8)
Insegnante: Bene (3)
Susan: [a BARBARA] Guarda? Guardare si (9)
Insegnante: Puoi ripetere BARBARA per favore (6)
Barbara: Guarda, [ all’Insegnante ] tutta la frase (8)?
Insegnante: Si (6)
Barbara: Guarda il mio oroscopo (8)
Insegnante: Bene (3) questa frase funziona, mh? Funziona (3). La collega usa questo verbo (5) però non è completa , ancora (5), perché lei aggiunge un’espressione, qualcosa (5) che in italiano da’ incoraggiamento a una richiesta (5)
Tony: Posso guardare il mio oroscopo? (9)
Insegnante: Va bene (4)? Abbiamo detto che in italiano quando non si vuole fare una domanda (5) e si vuole fare una richiesta (5) si usa l’imperativo (5) e qui abbiamo l’imperativo (5) quindi il verbo va bene (5). Però insieme al verbo la collega usa qualcosa (5) che in italiano serve per dare un incoraggiamento a questa richiesta (5)
Susan: Per favore non? (9)
Insegnante: No, non è per incoraggiare (5)
Sumiko: # # # (9)
Insegnante: No (9)
Tony: Mi serve mi serve di vedere (9)
Sumiko: Oroscopo (9)
Insegnante: No ripeto il verbo va bene (5), il verbo è questo; abbiamo bisogno di qualcosa (5) dopo il verbo che in italiano (5) serve per incoraggiare (5)
Sumiko: Dopo? Incoraggiare che significa? (9)
Susan: Guardami? (9)
Sanna: Guardami il mio oroscopo? (9)
Insegnante: Questo sarebbe possibile ma non è un pronome (3)
Tony: Forse proprio (9)
Insegnante: No (5)
Sumiko: Cioè (9)
Insegnante: No (5)
Tony: Ho bisogno di … (9)
Insegnante: Non cambiamo verbo (6). REGINA chiudi il dizionario subito (6). Fra cinque secondi … (2)
Susan: Cerchiamo un avverbio? (9)
Insegnante: Allora, in italiano con il verbo guardare (5) ma anche spesso con il verbo dire (5) si usa, dopo, l’espressione “un po’ ” (5) … (10)

Cosa ci facciamo con tutti questi numeri? Ogni numero descrive un atto linguistico, quindi ogni coppia di numeri descrive un’interazione, uno scambio; per avere, però, uno sguardo sintetico sull’intera serie di interazioni, per poter calcolare la frequenza di un tipo di interazioni rispetto ad altre, ad esempio, devo inserire tutte queste cifre in una matrice come quella che segue.


Ad ogni riga ed ad ogni colonna corrisponde un numero, tanti quante sono le categorie della griglia. Considerando la sequenza delle interazioni delle prime dieci righe della trascrizione, avrò i numeri 3 5 4 9 6 8 6 8 6 8 4 9. Ogni coppia, come dicevo, descrive uno scambio, ma tutti i numeri, tranne il primo e l’ultimo, devono essere presi due volte, una volta come primo atto, una volta come secondo. Dalla sequenza iniziale, quindi, è possibile ricavare le coppie 3 5, 5 4, 4 9, 9 6, 6 8, 8 6, 6 8, 8 6, 6 8,8 4, 4 9, …
A questo punto ogni scambio ha un nome ed un cognome ed è possibile inserirlo nella matrice, partendo dal primo numero, che mi indica la riga, mentre il secondo corrisponde alla colonna; in questo modo si potranno catalogare in una casella interazioni dello stesso tipo e sarà possibile verificarne la frequenza.
Nella matrice che segue troverete direttamente i totali.


Il numero della riga indica il primo atto dell’interazione, il numero della colonna il secondo; tenendo presente questo, posso già osservare che, ad esempio, sono più frequenti da parte degli studenti le risposte ad una istruzione (6/8) che ad una domanda aperta (4/8); che per 10 volte gli studenti hanno preso l’iniziativa dopo una domanda aperta (4/9); che non c’è mai stata una critica negativa (riga e colonna 7); che per 16 volte ad una risposta dello studente è seguita un’altra domanda aperta (8/4) e così si potrebbe continuare all’infinito.

Si possono anche delineare alcune aree di interazione: l’incrocio tra le righe e le colonne 8 e 9, ad esempio, raccoglie gli scambi tra gli studenti; le stesse righe, colonne 1 – 4, raccolgono le risposte degli studenti a interventi non direttivi dell’insegnante, mentre le colonne 5 – 6, sempre relativamente alle righe 8 e 9, corrispondono alle risposte ad interventi di tipo direttivo.

Il totale delle interazioni è 208, gli interventi dell’insegnante sono 125: per ottenere questo risultato ho sommato i totali delle colonne 1 -7. Considerando i totali delle colonne 8 e 9 sarà possibile avere il totale degli interventi degli studenti; e così via, sommando i totali delle singole colonne e dividendo il risultato per il numero totale degli interventi, ottengo le percentuali che mi permettono di descrivere più approfonditamente l’interazione verbale tra l’insegnante e la classe.

Ecco alcuni esempi:
Categoria 1 0,9 %
Categoria 2 3,3 %
Categoria 3 9,6 %
Categoria 4 13 %
Categoria 5 18 %
Categoria 6 15 %
Categoria 7 0%
Categoria 8 23,5 %
Categoria 9 16 %
Categoria 10 0,4 %
Interventi dell’insegnante  60%
Interventi degli studenti   40%
Interventi non direttivi    56 su 125
Interventi direttivi        69 su 125
Risposte non direttive a interventi degli studenti  40
Risposte direttive a interventi degli studenti          31
Tempo dedicato a sviluppare le idee degli studenti (casella 3/3: tot. Col.3) 20%
Tempo dedicato ad accettare e chiarire i sentimenti degli studenti    1%

E per finire alcune domande che possono aiutarci a riflettere
1. I miei interventi durano troppo a lungo?
2. Sono un’insegnante dallo stile direttivo o non direttivo?
3.Come reagisco agli interventi degli studenti, rispondo in modo direttivo o non direttivo?
4. Dedico abbastanza tempo a sviluppare le idee degli studenti?
5. Accetto, chiarifico e sviluppo i sentimenti degli studenti?
6. Uso in modo efficace la lode e l’apprezzamento?
7. C’è nella mia classe una reale partecipazione degli studenti?
8. Comunico in modo efficace i contenuti della lezione? Quanto tempo passo a “far lezione”?

Bibliografia

Pontecorvo, C. Menzinger A., “L’osservazione come strumento didattico” Quaderni di Sociologia dell’Educazione, n.24, Roma, 1972