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Il ruteno – attività di ascolto autentico

Nel corso del seminario una delle attività a cui i partecipanti si sono assoggettati, come studenti , è stata quella dell’Ascolto autentico. Visto che l’oggetto del seminario era il “principiante” si è pensato di sottoporre ai partecipanti una lingua straniera che molto probabilmente era sconosciuta ai più. Dopo varie ricerche la scelta è caduta sul Ruteno. La Rutenia era il nome medievale della Russia, ripreso dalla monarchia austro-ungarica per designare il territorio carpatico di nord-est popolato da ucraini. Attualmente la Rutenia viene localizzata in una piccola zona in territorio ucraino al confine tra Slovacchia-Ungheria e Romania. I Ruteni sono emigrati nel corso degli anni e una folta comunità si trova ora in una zona della ex-Jugoslavia, esistono delle piccole cittadine in cui il 90% della popolazione si dichiara rutena, e la lingua è tuttora parlata e insegnata nelle scuole. Dunque trovati due ruteni d.o.c. è stata fatta una registrazione di un loro parlato naturale. Le uniche istruzioni date loro riguardavano unicamente il contesto fisico in cui si svolgeva la conversazione (la simulazione di un contesto autentico) e i ruoli che i due parlanti dovevano assumere. La conversazione che ne è scaturita aveva la durata di circa 2 minuti, lunghezza ritenuta ottimale da proporre a studenti principianti.

Finalità

Le finalità  di tale attività sono due: la prima, sviluppare la capacità di capire la lingua orale e la seconda, nutrire il meccanismo di acquisizione (subconscio) del linguaggio. Sviluppare la capacità di capire è fondamentale fin dall’inizio dello studio. Esiste una diretta proporzione tra la quantità di lingua autentica ascoltata e l’abilità dello studente nel capire. Accumulare una ricca esperienza di esposizione alla lingua autentica con l’attenzione focalizzata unicamente ai significati è la base essenziale affinché il meccanismo di acquisizione del linguaggio – di natura non consapevole – possa crearsi una propria interlingua, una propria grammatica semplice, la quale verrà progressivamente resa più complessa con ulteriori esperienze.

Lo svolgimento dell’attività

La prima richiesta che ho fatto alla classe è stata quella di assumere una posizione quanto più rilassata e di chiudere gli occhi, contemporaneamente ho socchiuso le finestre per creare un po’ di penombra. Tale richiesta trova la sua motivazione nella convinzione che quanto più noi insegnanti curiamo l’aspetto psicofisico dello studente tanto più sarà il beneficio che egli trarrà dall’attività. Infatti se sarà rilassato sarà più ricettivo, più aperto ad accogliere il flusso di suoni che arriva al suo orecchio. Questa prima richiesta si lega strettamente al fatto che lo studente sa che l’insegnante al termine dell’attività non gli chiederà di sottoporsi a nessun esame, vale a dire non gli chiederà niente circa la sua comprensione del brano in oggetto.

Dopo aver fatto ascoltare il brano due volte ho chiesto agli studenti di disporsi in coppie e di raccontarsi tutte le idee, le fantasie, le ipotesi circa il contenuto del brano.

Cosa possono raccontarsi due studenti assolutamente principianti? La prima risposta che viene in mente al lettore non è corrispondente a ciò che è successo. Infatti la prima operazione che gli studenti hanno compiuto è stata quella di ‘contestualizzare’ il brano, vale a dire trovare un contesto di riferimento ambientale e relazionale che potesse dare corpo alla massa di suoni che avevano ascoltato. Lo studente si pone spontaneamente una serie di domande: dove si trovano queste due persone?; chi sono? (che ruoli sociali hanno); perché parlano? (qual è l’esigenza che spinge uno dei due parlanti a rivolgersi all’altro). Nella prima consultazione è stata questa l’operazione messa in atto, per fare ciò i punti di riferimento dai quali trarre un significato (visto che non c’era un riconoscimento preciso di parole) sono stati: riconoscere un saluto all’inizio e alla fine del brano; il tono della voce dei due parlanti; l’alternanza dei due parlanti nella presa del turno, come se seguissero una regola interazionale ben codificata; un supposto elenco che uno dei due parlanti forniva all’altro; la ripetizione di tale elenco da parte di chi lo riceveva caratterizzata da una minore velocità, come se dovesse scrivere; l’intonazione riconosciuta come interrogativa di un parlante; ecc. Ecco che lo studente principiante, disposto ad accettare le regole dell’attività, cerca di ‘entrare’ nel testo facendo uso di tutte le sue conoscenze che possiede come partecipante ad eventi comunicativi, facendo ricorso a tutta la sua Enciclopedia, e facendo uso di tutte le sue capacità di generare, confrontare, confermare e smentire ipotesi.

L’attività si è snodata attraverso una serie continua di altri ascolti e altre consultazioni, con lo stesso e con altri compagni. Già dal terzo ascolto alcune ipotesi venivano confermate e altre scartate, e, cosa interessante per loro, vi era un riconoscimento (o supposto tale) di alcune parole. Come se dopo ogni ascolto questa lingua sconosciuta prendesse sempre più corpo e fosse sempre meno estranea.

Al termine del quinto ascolto ho dato un’istruzione nuova alla classe: “Prendete un foglio e fate un disegno”, senza nessuna informazione da parte mia su che cosa avrebbero dovuto disegnare.

A questa istruzione vi è stata una duplice reazione da parte degli studenti.  Alcuni hanno disegnato il contesto ambientale nel quale secondo loro si svolgeva la conversazione, altri hanno disegnato qualcosa di completamente differente, per es. un fiore, un paesaggio, un uomo con la pipa, ecc. È interessante notare che questi secondi ‘disegnatori’ non avevano una ‘contestualizzazione’ del brano differente dai primi. Nella discussione che ne è seguita alcuni hanno spiegato il perché del disegno ‘differente’ affermando che non volevano sottoporsi ad un ‘esame’ dei loro disegni da parte mia. Altri invece hanno affermato che avevano disegnato la prima cosa che era venuta loro in mente. Al lettore la riflessione in merito. Da parte mia una ultima osservazione: dopo aver eseguito il disegno l’ascolto seguente ha perso molto dell’interesse e della curiosità che aveva suscitato in precedenza, come se gli studenti sentissero conclusa l’attività dopo aver fatto il disegno. Personalmente ritengo di aver ottenuto l’obiettivo che mi ero prefissato con l’attività. Dopo venti minuti di ascolto autentico in Ruteno questa lingua non era più ‘sconosciuta’ per loro, non erano più principianti ‘assoluti’,  non fosse altro perché il 90% degli studenti ora sa come si dice “Sì” in Ruteno.

Struttura dell’attività

  • primo ascolto
  • secondo ascolto
  • prima consultazione in coppie
  • terzo ascolto
  • seconda consultazione, mantenendo la stessa coppia
  • quarto ascolto
  • terza consultazione con coppie differenti
  • quinto ascolto
  • quarta consultazione cambiando ancora le coppie
  • fare un disegno
  • sesto ascolto
  • quinta consultazione con il confronto dei disegni, cambiando ancora le coppie

Durata totale dell’attività: 25 minuti