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Il Filetto e le Fotografie di parenti

Per il seminario di quest’anno avevo scelto di presentare due attività didattiche: un Gioco “il Filetto” ed una Produzione libera orale “le Fotografie di parenti” entrambe descritte più avanti. La prima perché propone in modo giocoso un lavoro di riflessione sulla morfo-sintassi, la seconda invece perché lascia allo studente la massima libertà sia nella scelta del materiale che nella produzione orale.

Filetto

Prima del gioco l’insegnante prepara un foglio diviso in 9 caselle. In ciascuna casella è riportata una battuta di una conversazione (allo studente verrà chiesto di scrivere, a secondo dei casi, la battuta precedente o quella seguente). Un esempio di foglio lavoro è riportato di seguito:

A. …………………………………..

B. Non ci credo!

A. Come mai non mi hai più telefonato?

B. ………………. ………………. …. …. .

A………………………………..

B. Un attimo!

A. Ho visto l’ultimo film di Tornatore.

B. …………………………………

 

A. ………………………………………….

B. D’accordo!

 

A. ………………………………….

B. Accidenti!

A. …………………………………. B.Finalmente! A. Ho un forte mal di gola. Che cosa mi consigli?

B. ………………………………………….

 

A. Che cosa vogliamo fare stasera?

B. ………………………………….

All’inizio del gioco tutti gli studenti si alzano in piedi e formano due squadre, p.es. pescando a caso da un mazzo con un numero di carte pari al numero degli studenti, metà con il dorso rosso e metà con il dorso blu.

Tutti quelli che hanno la carta dello stesso colore formano una squadra per la quale scelgono il nome ed il simbolo (O o X). I nomi ed i simboli delle due squadre vengono scritti sulla lavagna  Le squadre sono poi disposte in due file indiane ed affiancate, come nello schema seguente:

Gli studenti affiancati formano in questo modo una serie di coppie. Se il numero degli studenti fosse dispari, lo studente più debole viene affiancato da un secondo studente. La squadra che inizia il gioco viene scelta lanciando in aria una moneta.

Si consegna a questo punto un foglio ad ognuna delle coppie. Gli studenti della squadra selezionata mediante il lancio della moneta scelgono per primi una casella e la completano. Se il partner del gioco accetta il completamento, lo studente può scrivere il suo simbolo sulla casella stessa. Il completamento può invece essere contestato, indicando però l’eventuale errore. In caso di controversia può essere consultato l’insegnante. Se viene riconosciuto l’errore, dal giocatore stesso o dall’insegnante, la casella rimane non assegnata. Il turno passa quindi all’altro giocatore e si procede così finché uno dei due studenti non è riuscito a disporre tre suoi simboli in linea orizzontale, verticale o diagonale come è, ad esempio, qui rappresentato:

Questo studente ha fatto vincere la sua squadra. Il gioco è finito.

Non tutti i miei colleghi impostano allo stesso modo questa attività. Vengono formate in ogni caso due squadre, con la differenza però che ogni gruppo completa insieme le 9 caselle, avendo circa 30 minuti di tempo a disposizione. Il gruppo che vince il lancio della moneta comincia a completare la prima casella. Prima dell’inizio del gioco viene scelto un portavoce per ogni squadra.

Io personalmente ritengo che il gioco uno contro l’altro, senza perdere lo spirito di competizione del gruppo, sia però più efficace, poiché è il singolo che sceglie su quale battuta lavorare, elabora da solo, si assume la responsabilità, decide autonomamente se accettare o meno l’elaborato del suo avversario. Il progresso è comunque un processo individuale, anche se un lavoro in gruppo può essere più stimolante e divertente. Spesso in un gruppo lavorano di fatto solo gli studenti ritenuti più bravi, o forse qualche volta semplicemente quelli che prevalgono sugli altri. Un problema che tuttavia si pone, dato che la scelta delle coppie è casuale, è cosa succede quando si viene ad avere in una coppia un elemento molto più debole rispetto al suo partner. Il gioco funzionerebbe male ed in ogni caso sarebbe estremamente frustrante per lo studente meno ‘bravo’. Allora sta all’insegnante evitare che ciò avvenga e far capitare insieme le persone giuste, eventualmente con carte ‘truccate’, oppure con una conta un po’ affrettata, o inventandosi qualche scusa. Una domanda è stata fatta al seminario su che cosa fa lo studente in attesa del proprio turno. La risposta è che si prepara al gioco studiando la prossima mossa e cominciando a preparare la battuta. Questo gioco richiede in ogni caso un po’ di pratica, bisogna cioè prendere una certa confidenza. Va ripetuto 2-3 volte affinché possa ‘filare liscio’. Cresce così man mano anche lo spirito di competizione, aumenta il senso critico e la capacità analitica, ed è lo studente e non l’insegnante che indica sempre se una battuta è giusta  o meno.

Al termine dell’attività lascio comunque un po’ di tempo a disposizione per chiarire eventuali problemi irrisolti.

Produzione libera orale: ‘Fotografie di parenti’

Per poter fare questa Produzione libera orale bisogna chiedere ai propri studenti di portare in classe delle fotografie dei loro parenti (figli, nonni, nipoti, marito, moglie, fratelli, cugini, eventualmente anche animali domestici). Ci vogliono circa 4 lezioni affinché arrivino le foto di tutti gli studenti. L’unica spiegazione che viene data è che serviranno per un lavoro qualche lezione più in là e che le foto verranno restituite. Man mano che gli studenti consegnano le fotografie, queste vengono messe in busta con il loro nome.

Quando si hanno a disposizione le fotografie di tutti, o quasi tutti gli studenti, si può iniziare la Produzione libera orale. Si riconsegnano per prima cosa le fotografie ai loro proprietari. Poi si formano coppie di studenti seduti a fianco, in modo che possano entrambi guardare le fotografie. Alcuni criteri o modalità per la scelta delle coppie vengono illustrati separatamente. In caso di numero dispari si faranno lavorare insieme 3 studenti. Il compito assegnato è semplicemente di dare e richiedere il massimo numero di informazioni sui soggetti delle foto. Vocaboli che mancano possono essere chiesti all’insegnante. L’unica regola rigorosamente da rispettare è che si usi soltanto la lingua che si studia.

Vorrei fare alcune considerazioni prendendo la mia ‘classe cavia’ come esempio. Avevo quest’anno un solo primo livello di tedesco; una classe difficile da gestire sia per il grande dislivello che per la frequenza estremamente irregolare degli studenti. La classe era composta da 9 studenti, tra cui una studentessa che era mancata per più di un mese (circa  20 ore) .

Quando decisi di fare la sopra descritta Produzione libera orale erano state fatte circa 30 ore di lezione. Chiesi alla classe il permesso di poter fare una videoripresa di questa attività che avrei fatto vedere poi al seminario. Non ci fu nessuna obiezione.

Avevo raccolto le fotografie di 6 persone; 2 studenti non venivano da 2 lezioni ed una ragazza aveva telefonato perché era rimasta bloccata fuori Roma. Si presentò invece la ragazza che mancava da tanto tempo (chiaramente all’oscuro di tutto) che aveva fatto in tutto circa 10 ore di tedesco. Di questi 6 studenti faceva parte anche un signore non più giovanissimo che aveva pochissima fiducia nelle sue capacità di imparare il tedesco, in più timido e bisognoso di continuo incoraggiamento, sempre sul filo dell’abbandono. La prima sorpresa è stata che proprio lui fu uno dei primi a portare in classe le sue fotografie. La seconda sorpresa fu la ragazza tornata dopo tanto tempo. Quando la vidi in classe le proposi di fare al posto della Produzione libera orale un lavoro alternativo. Decisione presa in parte perché non aveva portato le sue fotografie ed aveva pochissimo bagaglio linguistico a disposizione per potersi esprimere, in parte anche perché mi sarebbe piaciuto fare una ‘bella’ ripresa. Ebbene, dopo essersi informata sull’attività che avrebbero dovuto fare gli altri studenti, decise di partecipare anche lei. Sentivo un certo disagio anche perché ero consapevole che lo studente che fosse capitato con lei avrebbe fatto  più o meno un monologo. Più tardi mi spiegò la stessa ragazza che era molto incuriosita, e dalla sua espressione (studiata sul video) si poteva notare un notevole sforzo di comprensione orale, facilitata chiaramente dalle immagini  sulle fotografie.

L’altra studentessa, a sua volta, lavorava molto per farsi capire. Anche il signore ‘timido’ presentava le sue foto con molto entusiasmo, stupito di se stesso (parole sue) per esserci riuscito. Gli altri 4 studenti non avevano nessun problema, ed erano passati ben 20 minuti dall’inizio dell’attività quando due di loro avevano esaurito per primi le loro fotografie. Ed il tutto in tedesco!, chiedendo ogni tanto qualche vocabolo a me. Il fatto di essere coinvolti in qualcosa di personale, fotografie che avevano scelto loro stessi, delle quali avevano qualcosa da dire o semplicemente il piacere di mostrarle, e d’altra parte la curiosità di poter scoprire qualcosa dei compagni rendeva l’attività altamente motivante. L’attenzione veniva focalizzata sulla fotografia e non sulla persona, cosicché lo studente, pur avendo davanti a sé un interlocutore, poteva trasferire sull’oggetto che aveva in mano le sue eventuali paure.

Per quanto riguarda il lavoro preliminare, c’è solo da dire che alcune lezioni prima avevo fatto sentire un nastro con una conversazione autentica nella quale una persona raccontava all’altra della sua famiglia.

La stessa attività si può ripetere con altre fotografie, per esempio delle vacanze trascorse, facendo  raccontare al passato.