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Gamarjoba al livello zero

L’insegnante entra in classe e poco dopo una melodia vocale si diffonde nella stanza, un misto di coro alpino e canto gregoriano, accompagnato da una musica che abbraccia insieme Occidente e Oriente.

L’atmosfera è pronta. “Gamarjoba!” dice ad alta voce sorridendo l’insegnante mentre alza le mani in segno di saluto. Poi si dirige sul primo studente alla sua destra e ripete: “Gamarjoba“, stringendogli la mano. Negli occhi dello “studente” si legge chiaramente lo smarrimento, un attimo di riflessione e poi una timida risposta: “Gamarjova“.

Gamarjoba” ripete l’insegnante, mentre stringe la mano al secondo ‘studente’, calcando con il timbro della voce la “b” nella parola, e lo studente risponde : “Gamarjoba!“. Ora, invitati dall’insegnante, tutti gli studenti , uno ad uno, salutano il vicino stringendogli la mano. “Gamarjoba!” conclude l’insegnate con la stessa gestualità di prima e si avvicina ad un semplice sacchetto di plastica, dal quale estrae un busta vuota di caffè.

Poi, mostrando la busta agli studenti, dice: “Es aris qava!” e ripete, alzando la voce: “ qava ” (simile a cava in toscano). E gli studenti, uno ad uno, ripetono “Hava”, “Cava”, “Gava” e non appena uno dice: “qava “, l’insegnante subito: “Szoria“, facendo un piccolo segno di plauso e invitandolo immediatamente a ripetere per gli altri. E il gioco continua fino a quando l’insegnante invita a ripetere tutti insieme, più di una volta, la parola. “Szoria” esclama l’insegnante, mostrandosi compiaciuto e battendo leggermente le mani in segno di plauso. E poi: “Gaimeoret (aprendo e chiudendo la mano davanti la bocca) ertad! (muovendosi come per abbracciare tutti insieme)”. E quando il maestro d’orchestra dà il via tutti in coro: “qava” (più o meno). “Szoria, szoria“, ripete il maestro compiaciuto e aggiunge “Ekla” (cr gutturale), invitando con le mani a ripetere ancora. E di nuovo “qava” gridano divertiti gli studenti.

Ora l’atmosfera è calda e non è difficile per l’insegnante introdurre, con le stesse modalità, anche il tè e i dolcini. Un semplice e stringato disegno alla lavagna mostra una casa, al cui interno ci sono due persone sedute ad un tavolo. Due ingrandimenti dei volti (di profilo) mostrano che si tratta di una khali a sinistra e di un catsi a destra. L’insegnante, per assicurarsi che gli studenti abbiano capito, mentre pronuncia ancora le due nuove parole (khali e catsi) indica, tra gli stessi studenti, rispettivamente donne e uomini. Dopo aver sistemato un tavolo con due sedie (come nel disegno), l’insegnante, si posiziona dalla parte della khali e con una caffettiera in mano gesticola come per offrire il caffè al catsi e domanda: “Gnebavt qava?“.

Poi, invita gli studenti a ripetere, prima individualmente e poi tutti insieme. La stessa operazione quindi per la risposta del catsi: “Ara” (facendo un diniego con la testa) “madlopt“(stringendosi le mani e chinando la testa).

E ripete ancora: “Ara, madlopt!”, invitando gli studenti a fare la stessa cosa (compresi i gesti con le mani e con la testa).

Le battute si ripetono anche per čai (ciai) e per tcbileuli (ch appena pronunciato), utilizzando una teiera e dolcini veri (caramelle e cioccolatini). Adesso le risposte del catsi sono affermative (“Diak, madlopt!“). Dopo una breve esercitazione in coppia, l’insegnante recita tutte le frasi e, quindi, invita alcuni (per esigenze di tempo, solo due khali e due catsi) a recitare davanti agli altri l’intera conversazione, utilizzando i relativi oggetti. L’insegnante, quindi, invita gli studenti ad una libera conversazione sull’argomento, distribuendo alcuni fogliettini (vedere allegato 1) in cui sono disegnati, separatamente, caffè, tè e dolcini.

E, a conclusione di tutto, fa ascoltare la registrazione della conversazione autentica da loro imparata.

A questo punto l’insegnante propone un’altra attività consegnando un foglio (vedere allegato 2) dove ci sono tre colonne, in ognuna delle quali sono riportate quattro parole: čai, qava, tcbileuli, che già conoscono e una nuova parola: skali (acqua). In una registrazione abbinata, le parole sono dette, in ognuna delle tre colonne, in un certo ordine da riportare sul foglio.

Dopo un esempio alla lavagna parte l’attività. All’inizio qualche indecisione e perplessità, ma dopo la consultazione in coppie tutto diventa più facile.

Commenti e sensazioni

– Ah! Io mi sono divertito moltissimo. – Sì, anch’io – No, io no! Mi sono annoiata, perché la conversazione era un po’ banale. – Scusami, ma non la trovo banale, anzi utile – Io, invece, non l’ho trovata né noiosa né banale, ma mi sono stufata da morire solo quando ho dovuto ripetere molte volte le frasi. Non avrei voluto, insomma, ripetere venti volte le stesse frasi – No, io mi sono annoiata anche perché mi sentivo troppo guidata ….. cioè, mi venivano imposte solo quelle frasi. Avrei voluto qualche vocabolo in più e la possibilità di pasticciare liberamente.- Ma, veramente nella seconda parte c’è stata la possibilità di pasticciare come avresti voluto – Sì, forse, ma io sentivo comunque certi limiti. – Io non sono d’accordo, per me le parole ….i suoni erano troppo difficili e andavano ripetuti più volte. – Io l’ho trovata una lezione gratificante. Forse le parole erano poche, però adesso saprei dirle con una certa sicurezza. Se sento una di quelle parole anche per la strada posso dire :”Ah! Sì, la conosco!”. Probabilmente quando sentirò dire in georgiano le caramelle “Ah! Lo so!” – Io devo dire l’ho trovata, tutto sommato, piacevole anche se faticosa. Specialmente all’inizio avevo qualche problema con questi suoni molto strani e con quella mano dell’insegnante, a forma di pistola, puntata verso di me, che pretendeva la giusta pronuncia, e poi con quella musica di sottofondo un pò stressante. Comunque alla fine ero molto più rilassata e complessivamente l’ho trovata soddisfacente. – Sì, è vero, all’inizio la musica di sottofondo era troppo alta, troppo …. aggressiva. Però poi mi ci sono abituata o forse la musica era cambiata. – Se devo dire la mia, io ho trovato tutto piacevole. Ora non so se tra mezzora avrò dimenticato tutto, ma per me sono stati venti minuti passati piacevolmente. – Forse la conversazione era stringata, ma anche il tempo a disposizione era ridotto. Comunque per me è stato bello imparare anche che si dice in un certo modo e con un certo ritmo. – Durante la fase della recitazione era piacevole anche per me, ma che stress all’inizio! Quando non riuscivo a capire bene la pronuncia delle parole e questo mi ha fatto riflettere sulla difficoltà che possono avere gli studenti in questa fase. Sì, forse sarebbe stato più facile o, comunque, meno stressante ripetere prima in coro e poi individualmente, almeno credo.-

– A me quello che mi ha colpito di più e che mi è sembrato molto positivo vedere la teiera, le tazze e caramelle vere.- Sì, sono pienamente d’accordo. A me hanno aiutato molto. – Sì, si è vero! Mi è piaciuto molto e quando sono stato chiamato a recitare, avevo un certo panico, ma quando ho toccato gli oggetti mi sono venute le parole. – Io, invece, mi sono sentita una cretina quando avevo il foglio tra le mani e non riuscivo a comprendere di che cosa si trattasse. Sì, nell’ultima attività non sapevo cosa fare e avevo l’impressione di essere l’unica a non aver capito. – No, non eri l’unica, anche a me è successa la stessa cosa. Credo che fosse una sensazione diffusa. – Forse se l’insegnante avesse fatto prima la presentazione dell’attività e poi avesse distribuito i fogli sarebbe stato meglio. Comunque io sono riuscita a fare l’esercizio. – Sì, all’inizio anch’io non capivo ma dopo un pò, facendo qualche cancellatura, sono riuscita a farlo. – Io, comunque l’ho vista come una bella attività di riconoscimento delle parole attraverso sequenze disordinate. – Per me è stato interessante conoscere prima il suono delle parole e poi identificarne la scrittura. – Sì, infatti, anch’io mi chiedevo: “Chissà come si scrive?”. – Io ho trovato molto interessante sia la gestualità dell’insegnante che i disegni e perfino la musica, ma soprattutto gli oggetti. Insomma, il contesto che ha saputo creare l’insegnante. – Sì, hai perfettamente ragione! Il contesto soprattutto mi ha aiutato moltissimo. – È vero! Anche per me le cose erano tutto sommato abbastanza chiare perché era ben definito il contesto. – Io vorrei togliermi una curiosità, sempreché sia possibile. Più o meno, quante parole in georgiano sono state utilizzate nel corso della lezione? – Sì, è possibile! Trentaquattro parole e i primi tre numeri.

– Ah! Scusa, ma “szoria” significa bravo, vero?
– Diaк! Szoria!
Gamarjoba!
– Gamarjoba!