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Accanto, di fronte… et similia

Rigorosamente vietato ai “single”

Normalmente la lettura è un’attività individuale in cui il lettore affronta da solo il piacere, o le difficoltà, dell’interpretazione di un testo, traendone conclusioni del tutto personali. Io vorrei, invece, tentare un’altra strada e, iniziando a scrivere, non penso ad un lettore singolo, bensì a gruppi di persone impegnate contemporaneamente nella lettura di quanto scriverò. Questo tentativo, oltre che dalla natura di questo testo, nasce anche dalla considerazione che gli insegnanti d’italiano L2 o lingua straniera, in Italia o all’estero, operano spesso isolatamente, talvolta quasi in concorrenza tra di loro. È un’affermazione questa che, è vero, può creare un po’ di disagio, ma che riflette sia la situazione in cui mi sono trovato personalmente all’estero, sia le “lamentele” di altri insegnanti con cui mi è capitato di parlare.
Quindi, se dopo questa premessa decidete di continuare a leggere, impegnatevi a seguire le seguenti

Istruzioni per l’uso

  1. Cercate uno o, meglio ancora, più colleghi (chiedo venia per i ripetuti “maschilismi”) che come voi siano interessati a questo “esperimento”.
  2. Leggete, ognuno per conto proprio, l’articolo di Gianna Schelotto riportato nell’Appendice. Non sottolineate nulla.
  3. Durante una seconda lettura, sempre da soli, selezionate, sottolineandole, le parole chiave del testo, vale a dire le parole necessarie o importanti per capire il testo.
  4. Riunitevi ora con un collega, formando cioè gruppi di 2 persone, e confrontate le vostre parole chiave con quelle del collega. Se ci sono differenze nelle scelte che avete operato, cercate di spiegarvene il motivo.
  5. Una volta esaurita la discussione del punto 4, se possibile cambiate partner e, con un altro collega, analizzate cosa è successo nel confronto precedente. Le parole chiave erano le stesse? Se, invece, erano diverse, cosa implica questo per il nostro lavoro di insegnanti? (Attenzione: al punto 1 ho detto di cercare uno o più colleghi proprio pensando alla “necessità” di cambiare partner, ma è chiaro che se avete trovato solo un collega potete continuare il lavoro con lo stesso partner, notando però che, mentre la discussione del punto 4 è incentrata sul testo, ora il punto focale si è spostato sulle implicazioni didattiche).

A quali conclusioni siete arrivati? Che cosa significa l’espressione “parola-chiave”? Prima di un’attività di lettura in classe è consigliabile spiegare le “parole chiave agli studenti?
Queste domande sono le stesse che si sono posti i 13 (spero che ci abbia portato fortuna!) partecipanti al laboratorio, che hanno lavorato secondo le stesse modalità e con le stesse istruzioni. Immagino quindi che ora siate curiosi di conoscere le loro conclusioni. Se questo è possibile, lo si deve alla gentilezza e alla collaborazione dei partecipanti stessi, che hanno accettato di buon grado di farsi registrare. Colgo quindi l’occasione per ringraziarli.

Quanto segue è la trascrizione fedele, anche se “ripulita” da ripetizioni, correzioni, pause, ecc., dei brani che io ritengo più significativi delle discussioni che hanno avuto luogo nei vari gruppi. Durante il laboratorio ci sono stati tre momenti di confronto: durante il primo, corrispondente al punto 4 delle istruzioni precedenti, i gruppi erano formati da 3-4 persone; siamo poi passati ad un secondo (punto 5) rimescolando i gruppi, che restavano però ancora composti da 3-4 elementi; abbiamo infine concluso con una discussione in plenum. Nella trascrizione la lettera indica il partecipante, il numero indica invece la fase in cui va collocata la discussione stessa. Per esempio, A1 significa che durante il primo confronto sta parlando il partecipante A.

La soggettività della comprensione

A1: Io ho cominciato col sottolineare casa, prigionia dorata, regalo, incubo perché dal titolo volevo già evincere il senso generale del testo.
B1: Io ho fatto una cosa simile alla tua e nel titolo ho sottolineato casa, accanto, prigionia, regalo, incubo. Secondo me, per capire un po’ il senso generale bastavano queste come parole chiave.
C1: Partendo dal titolo io ho sottolineato quello che mi sembrava il succo di tutto: casa, mamma e papà, prigionia, regalo, 18 anni, incubo.
B1: Posso chiedervi una cosa? Perché per voi non era chiave accanto, cioè la posizione della casa? Perché secondo me, invece, questo era più importante.
A1: Sì, infatti hai ragione. Adesso, parlandone con voi, mi rendo conto che avrei dovuto sottolineare accanto a mamma e papà perché è importantissimo.
B1: Quella, secondo me, è la parola… Infatti io l’ho risottolineata con di fronte, altrimenti se non capisci accanto e di fronte perdi il senso. (Rivolto a C) Tu ce l’hai?
C1: Io no, perché non ho dato molta importanza alla posizione della casa, quanto piuttosto…
B1: Eh, quello è fondamentale per la furia di lei.
C1: Forse. Per me non lo è stato. Io ho un’interpretazione un po’ diversa, no? A me quello che m’è parso di capire da una prima lettura – perché io prima l’ho letto molto rapidamente e poi, sulla base dell’impressione che ne ho ricavato, ho cominciato a sottolineare – la mia prima impressione, ma probabilmente, leggendo ancora, la cambierei, non lo so, è che non era tanto il fatto, per lei, della posizione della casa, quanto il regalo in sé, cioè che i genitori avessero pensato di regalarle una casa per i suoi 18 anni e perché ai 18 anni corrispondeva una sua esperienza amorosa e così via… cioè, secondo me, la sua furia, il fatto che lei non fosse contenta dipendeva, più che altro, dal tipo di regalo, piuttosto che da dove stava questo regalo.
B1: Quindi, secondo te, il senso è che, se lei l’avesse avuta anche in un altro posto, avrebbe avuto la stessa reazione?
C1: Da una prima lettura questa è l’interpretazione che io ho ricavato.
A1: No, invece io mi trovo più d’accordo con B, nel senso che la posizione è fondamentale.
B1: Quindi a questo punto diventa chiave anche accanto.
Ora A, B e C sembrano d’accordo sull’importanza di accanto.

Lo stesso tema riappare in seguito nel secondo confronto.
B2: Nel nostro gruppo io ero quella che avevo sottolineato meno parole. Avevo soltanto 9 parole chiave ed erano tutte racchiuse nel titolo, mentre le altre 2 persone che erano con me avevano le stesse parole mie e, in più, altre per esplicitare delle informazioni che nel titolo erano soltanto accennate… Una cosa interessante è stata che fra di noi avevamo interpretazioni diverse… uno aveva un’interpretazione diversa dalla nostra.
D2: Come comprensione proprio?
B2: Sì, per lui non era fondamentale la posizione della casa, e quindi lui, coerentemente, non aveva sottolineato né accanto né di fronte, cosa che, invece, io e l’altro compagno avevamo fatto, perché avevamo interpretato la lettura nel senso che lei si era risentita per la posizione, non per il regalo in sé.
D2: Anche noi nel gruppo eravamo più vicini forse all’interpretazione di quella persona che non aveva visto nella vicinanza il problema dalla ragazza, ma proprio l’intrusione della famiglia nei suoi sentimenti, nella sua vita.

Le parole chiave: quali sono e a che servono?

D2: Nel nostro gruppo abbiamo discusso su che cosa servissero effettivamente queste parole chiave, perché io di madrelingua italiana non sottolineo necessariamente le parole di difficile comprensione, ma quelle appunto che danno un significato particolare. Nel caso del nostro gruppo l’idea era la stessa, cioè di questa intrusione della famiglia, così dopo un po’ di discussione abbiamo deciso che forse potevamo limitare la nostra scelta a pochissime parole come, ad esempio, prigionia dorata, gesto ipocrita, manovra affettiva. Io ho pensato che uno studente straniero probabilmente, prima di queste, avrebbe sottolineato altre parole più utili alla sua comprensione, ed è questo, secondo me, il punto che poi va chiarito.
E2: Sì, ma qual è lo scopo della ricerca delle parole chiave? Non è di chiarire i significati, ma di chiarire solo il significato delle parole importanti del testo che ti permettono poi di saltare le altre.
D2: Quindi prima è necessaria una prima lettura per comprendere bene il testo.
B2: Io mi domando se sia meglio invitare gli studenti a leggere il testo in un tempo prestabilito senza dargli spiegazioni lessicali, domandando loro in un secondo momento quali pensano che siano le parole chiave, oppure se non sia preferibile, come insegnanti, dare una lista, prima di cominciare la lettura, di quelle che secondo l’insegnante sono le parole chiave per quel gruppo, e controllare che gli studenti conoscano queste parole, quasi per facilitare la lettura…

B2: Io direi di incoraggiare gli studenti a non fermarsi sulle singole parole, a non bloccarsi quindi…
E2: Ma come?
B2: A cercare, per esempio, di arrivare alla fine.
D2: Di non fermarsi a tutte le parole che non capiscono, perché è chiaro che non le potranno mai…

B2: Io ero imbarazzata a dover sottolineare delle parole chiave.
D2: Anch’io, infatti, perché io poi non capivo se dovevo sottolineare le parole per uno studente straniero, che immagino non capisca, o invece le parole chiave per me, che poi erano appunto 5 o 6:

Gli interventi seguenti sono estratti del plenum finale.
F3: Io avrei discusso che cos’è la parola-chiave. Questo l’avrei fatto come prima cosa, in secondo luogo avrei cercato di dare agli studenti delle istruzioni più concrete…
G3: Sì, anche da noi veniva fuori il discorso di chiarezza dell’obiettivo, cioè aver prima chiaro lo scopo, e quindi dare un compito chiaro. Allora un compito è quello di affrontare una lettura che non hai mai visto e in cui ci sono cose che non capisci, ed è quello che affrontiamo di solito. Il compito delle parole chiave ci sembrava già più un compito da svolgere su una lettura già fatta, una forma analitica, per così dire, il cui scopo potrebbe essere quello di trovare le parole che costituiscono lo scheletro del testo, dando poi , magari, il compito di ridurle a un numero fissato, perché almeno a me è successo che ne ho segnate molte, non avevo una limitazione e… Ecco, cioè, una forma di lettura analitica, con cui s’impara a leggere in una maniera più raffinata un testo che ho già capito a grandi linee. Discutendo sulle parole chiave entriamo a distinguere tra i valori e i criteri che ognuno ha per l’interpretazione del testo. È un lavoro quindi che arricchisce…

Animatore: Cosa pensate dell’attività di pre-lettura o post-lettura?
B3: Io avevo una domanda, che mi è venuto in mente discutendo, rispetto ad un’attività di pre-lettura. Sarebbe giusto, da parte dell’insegnante, anche per economizzare i tempi dello studente e per rassicurarlo psicologicamente, dargli già prima della lettura una lista di parole chiave che probabilmente lo studente non conosce, oppure è meglio che siano gli studenti a cercare di capire? …
H3: … Le parole che i nostri studenti non capiscono sono sempre diverse da quelle che supponiamo noi. A me chiedono sempre parole tipo comunque… Cioè, io guardo questo articolo e penso che una espressione difficile sarà contorta manovra affettiva, ma non è vero niente. Magari mi chiedono dunque, no? Cioè delle cose che io proprio neanche le ho viste nel testo, per cui, secondo me, io non sono d’accordo sul fornire prima quello che io penso che loro non sappiano, per la semplice ragione che veramente non lo so.

Le mie considerazioni

Riascoltando le registrazioni, ho notato innanzitutto il senso di “disagio” o di incertezza dei partecipanti nell’affrontare il compito iniziale. Le maggiori perplessità sono nate, mi pare, intorno all’interpretazione del termine “parole chiave”, che nelle istruzioni era definito come “parole importanti o necessarie per capire il testo”. La definizione sembrava sufficientemente particolareggiata per non dare adito ad equivoci, ma in realtà suscita un quesito: importanti o necessarie per chi? per l’insegnante o per lo studente straniero? La risposta può sembrare ovvia, in quanto è lo studente il destinatario della lettura; inoltre possiamo immaginare che un insegnante d’italiano non abbia difficoltà a capire il testo. In realtà, però, la domanda cela una tematica molto più complessa, legata alle differenze fra due diverse impostazioni metodologiche.

Nei testi di glottodidattica, come anche nei manuali d’italiano come lingua straniera, si consiglia spesso di far precedere la lettura da un’attività di pre-lettura, o “warming up”, in cui “vengono introdotte le parole chiave, che non sono quelle difficili, ma quelle senza le quali non è presumibile la comprensione” .
La distinzione fra ‘parole chiave’ e ‘parole difficili’ ci aiuta a capire che cosa sono le parole chiave, ma, d’altra parte, mi pare un po’ artificiosa, almeno se mi calo nei panni di uno studente straniero, che, probabilmente, distingue primariamente fra parole che conosce e parole che non conosce. Inoltre, anche considerando le parole chiave necessarie alla comprensione del testo, la scelta dell’insegnante non può essere che soggettiva, numericamente e semanticamente. Nel primo confronto A1 aveva sottolineato 45 parole, B1 ne aveva 9 e C1 19. Oltre a questo, C1 aveva interpretato il testo diversamente da B1 e questa diversità di interpretazione si è palesata nelle rispettive scelte delle parole chiave. Mi pare, quindi, che non sia scorretto avanzare l’ipotesi che, in un’eventuale attività di pre-lettura, B1 avrebbe ‘indirizzato’ gli studenti verso la propria interpretazione e C1 avrebbe fatto lo stesso con i propri studenti. Ora, a prescindere dalla ‘distanza’ fra le due interpretazioni, credo che, avendo a che fare con discenti adulti, il minimo che si può fare è lasciarli liberi di elaborare la propria interpretazione.

È interessante notare, inoltre, che al termine del confronto A1, B1 e C1 erano d’accordo sull’importanza di accanto e di fronte: discutendo erano riusciti a spiegarsi e a riflettere sui rispettivi punti di vista, modificando il proprio. Perché questo non dovrebbe essere possibile in un’attività di lettura in classe? D’altra parte, come afferma Balboni , il piacere di superare le sfide è una caratteristica umana che può incrementare la motivazione ad imparare, purché non sia una sfida impari (studente-insegnante) e non sia collegata ad un senso di frustrazione. Ogni studente, se messo di fronte ad un testo adatto al suo livello di conoscenza dell’italiano, è in grado di estrarne alcune informazioni, non importa se poche o molte. Ciò che è importante è che vi sia una fase successiva in cui egli possa confrontare le proprie informazioni con quelle di altri colleghi, in modo da arricchire il ‘quadro’ di altri dettagli. È vero che vi possono essere dei testi fortemente caratterizzati dal punto di vista socioculturale, o sotto altri aspetti, per i quali è necessario un approccio diverso, ma leggete l’articolo di Letizia D’Amico in questo volume per sapere come è stato presentato in classe l’articolo che avete letto.

Le vostre considerazioni
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