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Premessa ad “Alcuni modi di fare grammatica”

Quante volte ci siamo disperati vedendo i risultati di esami che dimostrano la scarsa conoscenza grammaticale dei nostri studenti? “Eppure,” ci rassicuriamo, “io queste regole gliele avevo insegnate”.

L’insegnamento determina l’apprendimento. Se io ti insegno una cosa, tu la impari. Equazione antica e sorprendentemente resistente, data la preponderanza delle prove contrarie. Quanti di noi portano acriticamente in testa l’idea che il rapporto fra insegnare e imparare sia identico al rapporto fra dare e ricevere? E cioè che il secondo è, o dovrebbe essere, determinato dal primo?

In realtà imparare è un atto autonomo. L’apprendimento ha luogo se il soggetto (il discente, non l’insegnante) ha voglia di imparare qualcosa e se ha a disposizione i dati sui quali poter riflettere e dai quali poter trarre delle conclusioni. Finché lo studente sarà trattato come semplice destinatario di concetti confezionati e trasmessi dall’insegnante, lo studente rimarrà poco vigoroso e l’apprendimento sarà poco efficace. Se, invece, lo studente viene promosso al ruolo di ricercatore il quale genera ipotesi e successivamente cerca di verificarle, viene sprigionata una quantità maggiore di energia.

Che ruolo, allora, può avere un insegnante in un tale approccio?

Essenzialmente deve fare tre cose: a) fornire materiale sul quale lavorare; b) focalizzare l’attenzione dello studente su uno o più fenomeni degni di studio; c) escogitare dei modi per invogliare gli studenti a fare ricerca.

  • Per quanto riguarda il materiale, quanto più avrà le caratteristiche di ciò che si trova nel mondo reale, tanto più porterà lo studente a riflettere in un modo complesso e tanto più attendibili saranno le conclusioni che ne sono state tratte. Il materiale migliore è una grande varietà di testi autentici.
  • Per quanto riguarda i fenomeni degni di studio, oggigiorno non possiamo più permetterci di considerare soltanto dei tratti morfosintattici. La gamma dovrebbe comprendere almeno: i segnalatori di coesione testuale (p. es. i connettivi, il riferimento anaforico); le diverse realizzazioni dello stesso atto comunicativo; le variazioni di registro in base alle diverse situazioni di interazione comunicativa; le tecniche per la gestione della presa e della cessione della parola; ecc..