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Dibattito conclusivo sulla Ricostruzione di conversazione

L’ultima discussione del Seminario si svolge dopo l’impatto emotivo e finanche fisico con la “partita a scacchi” gioco nel quale gli insegnanti si sono trovati a vivere direttamente, i più per la prima volta, molti dei problemi che comporta la Ricostruzione di conversazione.

Sottolineo questo dato perché ritengo che sia stato determinante nella successiva scelta rispetto alla discussione: non continuare l’analisi particolareggiata con il video (analisi tecnica, quindi) della dimostrazione di Ricostruzione fatta da Christopher il primo giorno del Seminario, bensì affrontare in una discussione libera una serie di problemi. Il filo conduttore della discussione è un nodo che per tutto il Seminario ha costituito una sorta di background su cui si sono mosse tutte le problematiche: la rimessa in discussione interiore del ruolo tradizionale dell’insegnante e dello studente e, conseguentemente, del loro rapporto con la lingua da insegnare e da acquisire.

Tre sono i blocchi di domande su cui si sviluppa la discussione:

  1. quando il primo giorno c’è stata la Ricostruzione di conversazione “…ho avuto un sacco di problemi, non capivo dove si voleva arrivare. Ero persa completamente” “ma dopo mi è piaciuta per questo chiedo… come reagiscono gli studenti il primo giorno alla Ricostruzione di conversazione? Come reagite voi (insegnanti Dilit) alla loro reazione?” “Non credo che noi siamo abbastanza sicuri, per cui ritrovarci in questa situazione (quella in cui lo studente non capisce dove si voglia arrivare) sarebbe terribile”.
  2. Può succedere che, anche con un testo preparatissimo, gli studenti non capiscano le informazioni che gli vengono fornite, non arrivino all’obbiettivo, dicano cose a sproposito. Allora l’insegnante può avere la tentazione di spezzare la difficoltà magari usando trucchi per i quali la funzione comunicativa passa in secondo piano.
    Insomma se non capiscono “…vado avanti o no?”.
  3. Come viene organizzato il programma alla Dilit International House? È previsto nel vostro programma l’abbinamento tra ascolto e trascrizione del testo in modo tale che lo studente dopo averlo ascoltato e letto, analizzandolo in tutte le sue componenti, sia in grado di riprodurre esattamente il testo stesso?

Cercherò ora di sintetizzare le risposte a questi tre gruppi di domande sottolineando che le risposte stesse vengono fuori dalla esperienza quotidiana e dalla riflessione su questa, dalla percezione delle reazioni emotive degli studenti e dalle proprie reazioni di insegnanti alle situazioni, più che da teorie rigide e prestabilite.

  1. Gli insegnanti che hanno partecipato alle dimostrazioni di Ricostruzione di conversazione fatte il primo giorno del Seminario, erano studenti particolarissimi (Giorgio Piva) che giocavano un doppio ruolo: se da un lato si trovavano nella condizione di chi impara, dall’altro reagivano alla situazione in classe partendo dalla loro esperienza di insegnanti e dalla loro convinzione di ciò che deve essere una lezione di lingua. Cosa questa che, almeno all’inizio, ha frenato la loro disponibilità, la loro apertura nei confronti di una attività così fuori dalle regole del conosciuto.
    Nell’esperienza degli insegnanti Dilit la Ricostruzione di conversazione gioca, invece, un ruolo positivamente dirompente nei confronti degli studenti:

    1. perché, contrariamente alla loro esperienza scolastica, scoprono che, fin dal primo giorno, possono parlare la lingua (Christopher Humphris);
    2. perché rimangono shockati dal fatto che l’insegnante chiede a loro, proponendogli un ruolo attivo e centrale nella lezione fin da subito accorgendosi dopo poco che “ce la fanno” nonostante i loro dubbi iniziali (Rita Luzi Catizone);
    3. perché la Ricostruzione di conversazione, nella misura in cui l’insegnante entra con tutto se stesso (verbalmente, gestualmente, mimicamente) nel gioco della comunicazione chiamando lo studente ad un gioco simmetrico e speculare, riesce a “rompere il ghiaccio” (Rita Luzi Catizone – Giorgio Piva).
  2. La “tentazione” di spezzare la difficoltà (ma forse sarebbe più esatto dire di aggirare la difficoltà, in questo caso) viene da una visione implicita dell’insegnante come di colui/colei che “sa tutto”, rispetto alla materia che insegna (Christopher Humphris). Ma, una delle caratteristiche della Ricostruzione di conversazione, che deriva dalla scelta di presentare la lingua in tutta la sua ricchezza, in tutta la sua complessità e quindi in tutta la sua problematicità, è quella di imporre all’insegnante per primo lo studio e l’analisi continua della propria lingua. Trovarsi di fronte ad una difficoltà imprevista richiede che l’insegnante accetti con se stesso di avere delle lacune e lo pone in una condizione di empatia con lo studente: entrambi, a livelli diversi, dovranno studiare discutere, avventurarsi come ricercatori all’interno del cosmo lingua. (Christopher Humphris).
    Alla fine, dunque, la domanda da porsi è: che senso ha andare avanti se gli studenti non hanno capito? (Christopher Humphris).
    Questo non vuol dire che anche nell’esperienza degli insegnanti Dilit non ci siano state e non ci siano tentazioni di questo genere (ad esempio far arrivare gli studenti alla funzione di “richiamare l’attenzione” indicando il proprio orecchio, in modo che si arrivi al verbo sentire, per poi passare con un “salto mortale” al bramato “senta…”), ma sono tentazioni che ripropongono, nonostante l’esperienza, la pratica, I’aggiornamento continuo, quanto sia difficile accettarsi nella precaria posizione di insegnante che non dà per scontato di sapere tutto.
    Naturalmente è necessario che gli insegnanti siano preparati ad affrontare attività come la Ricostruzione di conversazione e, a questo proposito, interessanti sono stati gli interventi di alcuni insegnanti di lingua italiana che lavorano all’estero e che hanno riportato la loro esperienza dalla quale si evidenza:

    1. l’importanza ai tini della sicurezza personale e di una corretta gestione di una attività complessa quale è la Ricostruzione di conversazione dei corsi di aggiornamento seguiti da loro alla Dilit International House;
    2. l’interesse dei loro studenti per questa attività soprattutto abbinata all‘Ascolto autentico.
  3. I criteri seguiti per organizzare il programma alla Dilit International House sono stati così riassunto da Christopher:
    1. informazioni dagli studenti sui motivi per cui studiano la lingua (esami, lavoro, ecc.), i loro bisogni essendo punto di riferimento primario.
    2. divisione delle materie partendo dal principio che maggiore difficoltà è presentata da quelle attività che devono svolgersi in “tempo reale”: la lingua orale (ricezione e produzione), da questo punto di vista prevede i tempi di una relazione interpersonale immediata e diretta. Al contrario nella lingua scritta (leggere e scrivere) i tempi possono dilatarsi. Quindi se lo studente vuole studiare sia la lingua orale sia la lingua scritta il rapporto è di circa tre a uno in favore della prima.
    3. Rispetto al tempo da dedicare, all’interno della lingua orale alle attività di ascoltare e di parlare, non si pone il problema di chiedere allo studente in quanto si presuppone che volendo imparare la lingua orale voglia partecipare e conversazioni, quindi saper parlare ed ascoltare in uguale misura.
    4. il tempo da suddividere tra lettura e scrittura si basa sulla richiesta che gli studenti fanno: il loro interesse essendo generalmente concentrato più sulla capacità di leggere che non su quella di scrivere impone di dedicare più tempo a quella attività. Per quanto riguarda il problema della concentrazione della attenzione sulla forma o sul contenuto operiamo la scelta (arbitraria ma che risponde alle esigenze didattiche dell’insegnante) di suddividere all’incirca a metà il tempo dedicato a questi due momenti.
      Rispetto all’Ascolto analitico (che fa parte di quel 50% dedicato alla concentrazione sulla forma) proponiamo una serie di attività che portino lo studente, progressivamente, ad essere in grado, di “capire tutto”. Ma, seguendo gli indirizzi più recenti della psicolinguistica che non accetta più una definizione della comprensione dei termini suddetti (capire tutto), riteniamo che lo studente debba essere in grado di fare esattamente quello che fa una persona di madre lingua: concentrandosi sul contenuto, imporre un senso al testo, costruire un significato.
      Se l’obiettivo è sviluppare la capacità di comprensione dello studente l’unica strada è, per noi, l’Ascolto autentico, attività in cui il problema è quello di ricostruire un significato del discorso basandosi su indizi minimi senza nessun tipo di informazione immessa dall’insegnante. Un’attività come quella descritta nella domanda 3, può dunque rientrare all’interno dell’Ascolto analitico ma non sviluppa nello studente la capacità di comprendere, è insufficiente.
    5. l’importanza della Produzione libera orale, a cui viene riservato il 50% del tempo dedicato al parlare, deriva dal fatto che attraverso questa attività si sviluppa l’interlingua:
      1. è nello sforzo di esprimersi con altri che lo studente deve andare alla sua “banca dati” di informazione e più volte dovrà usare un elemento più accessibile questo diventerà;
      2. attraverso gli sbagli – che devono essere considerati momento creativo dello studente in quanto ogni errore si basa comunque su una “logica” – l’intero sistema interno si modifica continuamente con o senza l’intervento censorio dell’insegnante, avvicinandosi sempre di più alla lingua bersaglio: anche se, il primo giorno di un corso, gli studenti fingono di parlare la lingua che vogliono apprendere, questa finzione attiva già meccanismi di acquisizione linguistica.