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Cosa non è un foglio di lavoro nell’ascolto autentico

Quando partecipo al seminario internazionale in qualità di conduttore di un laboratorio, l’aspetto a mio avviso più frustrante è la possibilità che, dopo tanto e accurato lavoro di preparazione, mi ritrovi a dover spiegare cose date per scontate, cioè a monte del problema sul quale ho deciso di riflettere con i colleghi. È certamente una mia mancanza, visto che dovrei prevedere le varie obiezioni, domande, reazioni, ecc. dei partecipanti, nello stesso modo in cui cerco di farlo quando preparo un’attività per i miei studenti (con le dovute differenze). Il laboratorio dal titolo “La gestione della classe“ è esemplificativo al riguardo, perché dimostra come ad un’istruzione o ad una spiegazione data dall’insegnante possono seguire risposte (comportamentali e/o verbali) dagli studenti inaspettate, cioè non previste. Resta il fatto che proprio questo è successo.

Abbiamo preparato il laboratorio “Lo studente attivo nell’ascolto rilassato” con l’intento di confrontare due modalità di svolgere un’attività di Ascolto autentico. È stata utilizzata la conversazione Un reclamo tratta da Senta, scusi?[1] nella quale un uomo si lamenta con l’idraulico per il cattivo funzionamento dello scaldabagno che questi gli ha installato, sostituendolo al vecchio. Nella prima modalità viene dato allo studente (in una classe di primo livello, cioè dopo circa 70 ore di studio dell’italiano) un foglio di lavoro con frasi da completare scegliendo tra due o tre alternative date (risposta a scelta multipla) e riguardanti il contenuto della conversazione, cioè le informazioni ricavabili da essa; nella seconda modalità, invece, gli si chiede di raccontare ad un compagno di classe ciò che ha ascoltato, quello che ricorda e che ipotizza sia successo; in questo caso parliamo di ascolto rilassato. Nell’una e nell’altra modalità lo studente ascolterà più volte la registrazione e si confronterà con i compagni.

Possiamo dire che l’insegnante sta ponendo idealmente una domanda:

Che cosa pensi succeda nel brano che hai appena ascoltato?

Con la prima modalità, questa domanda si esplicita in un insieme di domande parziali, quelle scritte sul foglio di lavoro, che prendono in considerazione ora questo ora quell’aspetto del brano: la scelta dipende dall’insegnante, o dal libro di testo che ha deciso di adottare. Con la seconda modalità, invece, lo studente è completamente libero di interpretare, di decidere su cosa focalizzare l’attenzione, di scegliere quali domande porre a se stesso ed eventualmente ai compagni. Fare un Ascolto autentico con un foglio di lavoro e farlo senza sono, perciò, scelte uguali solo in apparenza; se pensiamo all’idea di insegnamento centrato sullo studente, la domanda sopra evidenziata assume un significato totalmente diverso nei due modi di condurre l’attività.

Tornando al seminario, mi aspettavo che gli interventi, le riflessioni e le obiezioni ruotassero intorno a questo concetto, ma ciò è successo solo parzialmente. In più di una replica del nostro laboratorio è stato sollevato il seguente problema:

presentare allo studente un’insieme di domande è comunque utile, perché gli permette di fare un lavoro ulteriore, cioè focalizzare l’attenzione su determinate parole, espressioni, strutture grammaticali. Dunque, è uno strumento di analisi della lingua.

Guardiamo l’enunciato a del foglio di lavoro usato nel laboratorio (contenuto nel testo suddetto) e riportato più avanti:

Lo scaldabagno…

…è stato riparato

…è stato sostituito

Come hanno osservato alcuni partecipanti, troviamo qui due splendidi esempi di passato prossimo passivo, nonché la parola “scaldabagno”, probabilmente nuova per studenti di un primo livello. Così, nell’enunciato c, sono elencati alcuni possibili prezzi del costo dell’intervento, dunque numeri, e al punto d si parla di giorni della settimana, parole altrettanto utili. Questo fa del foglio di lavoro in questione uno “strumento di analisi della lingua”? Non credo.

In un’attività di ascolto definita analitica lo studente lavora sulle forme della lingua (la morfologia, la sintassi, la funzione di certe strutture, le particolarità lessicali) in base ad una richiesta esplicita: quello è il suo obiettivo, così come l’obiettivo dell’insegnante e per entrambi l’attenzione ai contenuti, ai significati, insomma alle “vicende” del brano di ascolto, passa decisamente in secondo piano, diventando funzionale al raggiungimento del compito di analisi. In pratica, se chiedo al mio studente di decidere se lo scaldabagno del signore è stato riparato o sostituito dall’idraulico (attenzione focalizzata sui significati), non posso poi dire ad un collega che ho iniziato a trattare la forma passiva (attenzione focalizzata sulle forme). Certamente il fatto di trovarsi di fronte a certe strutture è di per sé utile, ma in questo caso solo perché si tratta di lingua italiana.

Credo che sia prematuro affrontare il problema del passivo ad un primo livello, o meglio, non riesco a immaginare un Ascolto analitico strutturato in modo sufficientemente semplice. Nel brano, però, ci sono numerosi esempi di passato prossimo attivo. Allora, un esempio di Ascolto analitico può essere questo: chiedere allo studente di ascoltare la conversazione e scrivere tutti i verbi coniugati al passato prossimo che riesce a sentire. Lo scopo è di riflettere sulla costruzione di questo tempo verbale (cioè riflettere sulla morfosintassi), magari per arrivare a notare l’esistenza di verbi che richiedono l’ausiliare essere e verbi che vogliono avere. Se ritengo che nella mia classe la conoscenza del tempo verbale in questione sia pressoché nulla (nel corso del 1° livello preso in esame ciò è plausibile soprattutto se l’insegnante non ha trattato l’argomento in precedenza) il medesimo obiettivo sarà raggiunto in modo diverso: io stessa fornirò allo studente il contesto all’interno del quale troverà i verbi in questione, estraendo dall’ascolto le parti che mi interessano e riportandole, per esempio, nel modo seguente:

  • Ma ______________ a casa mia?
  • Quando l’ __________________ noi l’appuntamento?
  • No, scusi, io _______________ con lei martedì…
  • E allora perché mi _______________ così?
  • Lui mi ______________ semplicemente “Riferirò” e basta.
  • Beh, il ragazzo… eh… _______________ .
  • Questo scaldabagno non _______ mai ____________ .

I verbi da inserire sono, nell’ordine:

  • è venuto
  • abbiamo fissato
  • ho parlato
  • ha detto
  • ha detto
  • si è dimenticato
  • ha funzionato

Si possono trattare altri aspetti ed escogitare altre modalità, dipende da ciò che desideriamo portare all’attenzione dello studente e da quello che egli è in grado di fare con sforzo ma senza un’eccessiva frustrazione.

Un’attività analitica di ascolto è senz’altro di grande utilità nel momento in cui si vuole che lo studente rifletta sulla grammatica; dunque è auspicabile che sia parte dell’insieme di attività da svolgere in classe. Ma non ha niente a che vedere con quella domanda ideale dell’insegnante: “Che cosa pensi succeda nel brano che hai appena ascoltato?” riportata all’inizio. L’insegnante non sta chiedendo questo; chiede allo studente di trovare degli esempi di una categoria grammaticale. Nel caso dell’ascolto con il foglio di lavoro, presentato nel laboratorio, ogni punto, invece, rimanda ai contenuti del brano, a qualcosa che succede in quella conversazione. In questo senso l’Ascolto rilassato e l’Ascolto attivo (con foglio lavoro)sono due modalità della stessa attività, l’Ascolto autentico, e per tale motivo sono state messe a confronto. Possono considerarsi alternative l’una all’altra, ma non complementari.

A questo punto, se accettiamo quanto detto, possiamo iniziare a parlare di centralità dello studente in riferimento all’una e all’altra. Vi rimando agli articoli dei colleghi con i quali ho lavorato (Carlo Guastalla, Dodger Scicluna, Ernesto Rostagno).

[1] di Stefano Urbani, 1988, Bonacci editore, Roma.