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Introduzione allo scrivere

Se per “scrivere” escludiamo esercizi frasali di fissaggio di determinate regole sintattiche e morfologiche, dobbiamo constatare che generalmente lo scrivere è la Cenerentola delle abilità linguistiche trattate in moderni corsi di lingua. I motivi che hanno determinato questa situazione sono senz’altro molteplici. Forse quello principale è che lo studente medio non ne è, a priori, entusiasta (perché è un’attività che richiede almeno mezz’ora di solitudine, ed è più divertente interagire con i compagni di classe). Inoltre certe recenti teorie glottodidattiche, che esagerano l’importanza di una preliminare analisi dettagliata dei bisogni comunicativi dello studente, rivelano una visione statica di quest’ultimo e trascurano l’eventuale effetto che può avere sulle sue percezioni ciò che succede durante il corso. E questo non aiuta certo a ridurre la convinzione che lo scrivere tutto sommato serve poco.

Un altro motivo della poca considerazione per lo scrivere è che niente può dare all’insegnante un senso della propria inutilità quanto l’esperienza di osservare gli studenti mentre scrivono! (E sappiamo quanto l’insegnante è convinto della propria indispensabilità!) Per questo motivo il lavoro viene spesso relegato alla categoria “compiti a casa” con due risultati: a) l’abbassamento del suo prestigio rispetto alle cose “importanti” che vengono fatte in classe; b) l’aumento del senso di solitudine da parte dello studente, che spesso porta a scritti affrettati, superficiali e poco gratificanti, sia per lo studente che per l’insegnante. Un ciclo vizioso che finisce con il convincere tutti a scrivere e a far scrivere il meno possibile!

Un’altra fonte del sentimento di inutilità, e a volte anche di frustrazione, è il constatare che gli scritti degli studenti sono pieni di “errori”. Meglio utilizzare il tempo per fare altro!

Eppure scrivere può essere un’esperienza di rara profondità nella vita di una persona; un momento di creatività originale, un momento per scavare nei ricordi, per attingere alla fantasia, per avventurarsi in zone linguistiche poco conosciute, per inventare delle strutture nuove, inedite, tutto in nome della voglia di dipingere un’immagine, di sostenere una tesi, di raccontare delle cose, di informare o di far divertire il lettore.

Come fare per trasformare una classe poco entusiasta in una dal sentimento opposto?

L’organizzazione del seminario

Eravamo ottanta insegnanti, di cui tre quarti lavorano in Italia e gli altri in Germania, in Austria, in Svizzera, in Gran Bretagna, in Danimarca e in Olanda. La maggior parte insegna l’italiano e gli altri insegnano il tedesco, l’inglese, il francese, lo spagnolo e il ladino.

La questione dello scrivere si è prospettato come un lavoro in due fasi: la fase della composizione in cui lo studente scrive, si spera, “di getto”; e poi una fase di revisione in cui, in un modo o nell’altro, lo scritto viene esaminato e/o modificato. La prima metà del seminario ha trattato la prima fase e la seconda metà ha trattato la seconda. L’intervento di Martin Dodman, il relatore ospite, ha fatto da ponte fra le due.

Il seminario, come ogni anno, è stato pensato e preparato dagli insegnanti della nostra scuola.

Venerdì, dopo un breve saluto da parte del direttore della scuola Giorgio Piva, sono stati svolti 5 laboratori uguali in parallelo. Sono stati proiettati ai televisori 5 spezzoni di lezioni in cui si vedevano insegnanti in classe che avviano attività di Produzione libera scritta. Fra uno spezzone e l’altro è stato distribuito qualche esempio degli scritti prodotti dagli studenti e sono stati posti alcuni problemi organizzativi da discutere. I generi testuali trattati sono stati: una lettera all’insegnante; un giornale di classe; un tema argomentativo; una lettera a studenti di un’altra scuola; un diario personale. Le modalità di avvio sono state: per la lettera all’insegnante, la lettura di una lettera scritta dall’insegnante agli studenti; per il giornale di classe, una breve spiegazione del compito, seguita da una discussione in piccoli gruppi per decidere cosa scrivere; per il tema argomentativo, una Produzione libera orale in cui ognuno deve sostenere le proprie idee in seno al proprio gruppo riguardante una questione controversa; per la lettera a studenti di un’altra scuola, l’annuncio del desiderio di una classe di studenti in un altro paese di corrispondere con gli studenti presenti; per il diario personale, la lettura di alcuni momenti del diario della bisnonna dell’insegnante.

Dopo l’intervallo i partecipanti, divisi in sei classi, hanno seguito una lezione nella quale è stato richiesto loro di scrivere. Ogni “lezione” è stata diversa dalle altre e alla fine i gruppi si sono mescolati per raccontarsi ciò che avevano fatto. In una lezione hanno scritto un giallo (o un altro genere narrativo se volevano) in base a stimoli sonori che venivano selezionati casualmente ogni 5 minuti (dei numeri da tombola determinavano il numero del contagiri del registratore). In un’altra lezione è stata usata una tecnica quasi da “psicodramma” in cui, con dovuti accorgimenti ambientali (musica rilassante, luci soffuse, occhi chiusi, voce suadente dell’insegnante), i partecipanti sono stati invitati a pensare ad una persona nella loro vita con cui hanno un rapporto significativo e magari con cui hanno qualche “questione aperta”; al momento dello scrivere venivano invitati a trasformare la persona e se stessi in “personaggi” e hanno scritto quello che volevano. In un’altra come stimolo allo scrivere si è fatto un lavoro “corporeo” e in altra ancora gli stimoli sono stati musica e profumi. Nelle altre due si sono scritte poesie partendo da diverse modalità di “brainstorming”.

Sabato mattina è stato il momento dei partecipanti esterni alla scuola. In piccoli gruppi sono stati invitati ad ideare insieme delle Produzioni libere scritte e preparare fogli ad uso dell’insegnante. I fogli sono stati fotocopiati e distribuiti a tutti.

Poi c’è stato l’intervento del relatore ospite.

Sabato pomeriggio siamo passati alla fase di revisione. Sono stati tenuti quattro laboratori diversi seguiti da un rimescolamento dei partecipanti per raccontarsi ciò che avevano fatto. In un laboratorio, con esempi di scritti di studenti, è stata posta la domanda “La correzione da parte dell’insegnante porta alla scomparsa degli errori?”. In un altro, sempre con esempi di scritti degli studenti, è stata posta la domanda “Una correzione selettiva da parte dell’insegnante (cioè la sottolineatura degli esempi di un solo tipo di errore e la possibilità facoltativa di discuterne con l’insegnante) porta alla scomparsa dell’errore?”. In un altro, sempre con qualche dato empirico sotto esame, è stata posta la domanda “Con una prassi in cui l’insegnante non corregge mai e in cui è di norma che gli studenti facciano una attività di revisione fra pari qualche giorno dopo la fase di composizione, c’è un effetto positivo sulla loro “creatività”?”. Nell’altro sono stati discussi i fattori che possano rendere più efficace un’attività di revisione fra pari.

Domenica mattina Luigi Micarelli ci ha invitato a discutere su alcuni documenti videoregistrati di coppie di studenti alle prese con la revisione fra pari. Sono stati presi in considerazione sia gli aspetti linguistici trattati dagli studenti sia gli aspetti riguardanti la loro relazione interpersonale durante il lavoro.

Il seminario è finito in plenum con alcune considerazioni sullo spazio che può avere lo scrivere nella programmazione di corsi di lingua e con un dibattito generale conclusivo.