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Ascolto analitico fonologico

Troppo spesso nell’insegnamento della lingua straniera la fonologia viene trattata poco o superficialmente. Le cause per tale fatto erano ricercate nella storia: siccome la glottodidattica fino a pochi decenni fa si occupava solo della lingua scritta, quando la lingua orale è stata riconosciuta anch’essa come dignitoso oggetto di studio mancava agli insegnanti l’esperienza per affrontarla in pieno.

Ora invece troppi anni sono trascorsi per poter continuare a dire: “della fonologia non ne so niente, quindi non la posso insegnare”. Basta osservare gli studenti mentre parlano con persone di madrelingua e contare gli esempi di “cafoneria” dovuti a sbagli di intonazione per rendersi conto che la fonologia (e, in modo particolare, l’intonazione) va trattata con la stessa serietà della morfosintassi.

Qui di seguito descriverò dettagliatamente un’attività di classe che può essere frequentemente proposta agli studenti (naturalmente con un brano registrato ogni volta diverso).

Come per qualsiasi attività analitica, il testo dovrebbe essere stato precedentemente trattato in un’attività di comprensione. Prendiamo per esempio una conversazione di circa 5 minuti che è già stata oggetto di un’attività di Ascolto autentico. Se l’insegnante ascolta di nuovo la conversazione, questa volta facendo attenzione non al significato ma all’intonazione, si renderà conto che il discorso si organizza in unità tonali, ognuna delle quali ha una sillaba fulcro o, meglio, quella che viene chiamata “nucleo”.

La posizione e la realizzazione di questo fulcro è il fatto fondamentale dell’intonazione dal quale dipende grossa parte di tutta la problematica dell’intonazione.

In termini semplici, se il nucleo è spostato o se la sua realizzazione non si approssima a quella corretta c’è un grande rischio di essere fraintesi. È la coscienza questo fatto che ci porta ad affrontarlo con la classe.

Dalla conversazione intera si sceglie un brano di circa 40 secondi (tale lunghezza genera un’attività di 30 minuti circa). Prima di entrare in classe l’insegnante dovrebbe farne la trascrizione evitando di usare qualsiasi segno di interpunzione e qualsiasi lettera maiuscola. Poi dovrebbe indicare i confini fra le unità tonali con una barretta verticale. Si sa che ci sarà una sillaba in ogni unità tonale che porta il nucleo. Infatti il compito degli studenti sarà di trovare questa sillaba e di sottolinearla. Gli studenti faranno ciò ascoltando parecchie volte il brano; si tratta di “farsi l’orecchio”.

I diversi ascolti verranno alternati con la consultazione a coppia o in gruppo.

Alla fine l’insegnante presenta la soluzione giusta. Se ci sono delle contestazioni si ascolta altre volte la registrazione.

Inevitabilmente la discussione entra nel merito della funzione comunicativa del nucleo.

Naturalmente gli studenti capiscono che la funzione del nucleo ha a che fare con la voglia del parlante di mettere in rilievo un certo contenuto. E hanno ragione.

È utile a questo punto formare piccoli gruppi di studenti dando loro il compito di formulare una regola (sempre in base al documento in esame) che spieghi la posizione del nucleo. Alla fine di questo lavoro un portavoce di ogni gruppo legge alla classe la propria regola. L’insegnante può concludere l’attività spiegando che i parlanti applicano costantemente un sistema a due voci: il dato e il nuovo. Non è che il parlante dica cose scontate: le dice ma sono sempre insieme a qualche cosa di nuovo ed è questo gruppo di parole che costituisce il nuovo che porta il nucleo. La sillaba portatrice del nucleo è normalmente l’ultima accentuata di questo gruppo.

A volte la discussione non finisce qui perché in qualche caso gli studenti non accettano che un gruppo di parole nuclearizzato costituisca il nuovo. Bisogna spiegare che l’uso della lingua è soggettivo e quindi il parlante non nuclearizza ciò che è oggettivamente nuovo ma ciò che per lui è nuovo o, meglio ancora, ciò che vuole far credere all’altro sia nuovo per lui.