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E come si fa, in classe una lezione di ascolto? Un esempio

La classe ha una competenza di ascolto minima, infatti sono principianti alla loro tredicesima ora di lezione. Ho scelto come brano da presentare un’intervista radiofonica fatta da una giornalista ad una signora, madre di tre bambini, il maggiore dei quali aveva delle difficoltà. La durata del brano è di circa quattro minuti.

In classe ho messo un tavolino con sopra il registratore in mezzo all’aula e ho invitato gli studenti a sistemarcisi intorno. Prima di azionare il registratore ho detto agli studenti di preoccuparsi di una sola cosa: ascoltare con molta concentrazione. Ho detto che dovevano cercare di comprendere il significato generale del pezzo, non singole parole, di non interrompere quindi la loro concentrazione se non avessero capito qualcosa. Mi sono seduto anch’io come loro vicino al registratore e, assicuratomi che tutti fossero pronti, ho dato inizio all’ascolto. Durante tutto il tempo dell’ascolto del brano sono rimasto seduto e, con gli occhi chiusi e concentrato, ho fatto capire anche “visivamente” che cosa volevo da loro.

Alla fine del pezzo ci sono state le solite facce sconfortate e i soliti commenti tipo “non ho capito niente”, “parla troppo velocemente”, ecc.; insomma un’atmosfera di frustrazione. Mentre facevo scorrere indietro il nastro, li ho rassicurati dicendo loro che la prima volta è normale che sia così, e con tono convincente li ho rassicurati che la seconda volta sarebbe andata sicuramente meglio.

Ho fatto scorrere di nuovo il nastro.

Capivo dalle loro facce che c’era stato un leggero progresso nella comprensione; un attimo dopo la fine del brano ho detto che l’avremmo riascoltato di nuovo e questa volta chi voleva poteva scriversi sul quaderno degli appunti, nella propria lingua.

Ho spiegato che questa cosa non era assolutamente obbligatoria e che non avrebbero dovuto preoccuparsi della forma in cui avrebbero preso gli appunti, né tantomeno io li avrei controllati.

Ho fatto scorrere per la terza volta il nastro.

Appena finita l’intervista mi sono alzato, ho formato dei gruppi e li ho fatti disporre in differenti angoli dell’aula affinché non si disturbassero a vicenda. Ho spiegato a tutti che per me era indifferente in quale lingua o in quale modo comunicassero tra loro. Ciò che volevo era che i singoli componenti dei vari gruppi si scambiassero le informazioni in loro possesso circa il brano ascoltato e sulla base di queste informazioni formulassero delle ipotesi per quanto riguardava la parte dell’intervista non capita. Ho aggiunto che qualora l’avessero richiesto avrebbero potuto riascoltare il brano.

I gruppi hanno cominciato a lavorare: c’era chi ricordava una certa frase, chi un’altra espressione, altri avevano scritto alcune parole, insomma mettevano insieme tutto quello che erano riusciti a capire. Io, intanto, riportavo in posizione di avvio il nastro e non intervenivo minimamente.

Dopo cinque minuti, alzando la voce per dominare il brusìo, ho chiesto un momento di pausa e ho riacceso il registratore.

Finita la registrazione li ho invitati a continuare la discussione. Dopo tre o quattro minuti la conversazione all’interno dei gruppi andava esaurendosi. Ho allora interrotto il loro lavoro e, facendoli alzare, ho formato dei nuovi gruppi, ognuno dei quali con almeno un rappresentante dei gruppi precedenti. Ho spiegato che dovevano confrontare i risultati a cui erano pervenuti e, se non c’era accordo sulla comprensione, avrebbero potuto riascoltare l’intervista.

Un gruppo, all’interno del quale c’era una differenza di interpretazione, mi ha chiesto di riascoltare il brano ed io, dopo aver sospeso il lavoro di tutta la classe, gliel’ho fatto riascoltare. Con il nuovo ascolto sono riusciti a comporre la divergenza di interpretazione.

Dopo circa due minuti tutti i gruppi hanno finito ed io ho dato inizio ad un’altra attività.

Il tempo speso per questa attività è stato di circa trenta minuti, di cui venti dedicati all’ascolto della conversazione autentica fra la giornalista e la signora.

Il brano è stato ascoltato complessivamente cinque volte: ho notato dalle loro discussioni che la differenza del livello di comprensione tra la prima e la quinta volta è stato notevolissimo, inoltre “la totalità” degli studenti, tramite la socializzazione delle informazioni, aveva capito il significato dell’intervista.