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Introduzione all’Interlingua e alla Produzione libera orale

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Quando uno studente parla liberamente, il “testo” che produce non è un insieme di elementi linguistici casuale. È invece la manifestazione dell’esistenza di una interlingua. L’interlingua è un sistema, anche se meno ricco e meno efficace del sistema con cui opera il parlante nativo.

Il grado di complessità dell’interlingua di un determinato studente costituisce il livello che questo studente ha raggiunto. Lo studente passa progressivamente da una interlingua ad un’altra più elaborata. Esiste all’interno dello studente un “programma” che stabilisce a grandi linee in quale ordine saranno acquisite le regole grammaticali e con quale grado di precisione. Un programma grammaticale imposto dall’esterno dello studente, che pretenda di modificare radicalmente il programma interno, è destinato in gran parte a fallire.

Questa tesi è l’espressione metodologicamente più sistematica di una impostazione che va sviluppandosi presso un numero sempre più grande di insegnanti di lingua. Se, allora, non è il programma grammaticale accuratamente portato avanti dall’insegnante che determina il progresso dello studente, a che cosa serve l’insegnante? Infatti stiamo vivendo un’epoca in cui il ruolo dell’insegnante suscita non poche domande. L’insegnante serve realmente allo studente o no? Per rispondere bisogna tornare alla tesi sovraesposta e domandarci quali sono le condizioni ottimali che fanno sì che lo studente passi da una interlingua ad un’altra più complessa, e vedere se noi insegnanti facciamo tutto il possibile per garantire che queste condizioni siano soddisfatte.

Una delle condizioni fondamentali è che lo studente deve usare la sua interlingua. Se non la usa non si può pretendere che essa si sviluppi. Usarla, però, non significa semplicemente produrre delle frasi nella lingua bersaglio. Significa, invece, voler comunicare con altri e sforzarsi di farlo. È in queste condizioni che lo studente sente la tensione tra ciò che vuole dire e ciò che può dire. Ed è questa tensione che spinge lo studente ad andare oltre la sua conoscenza attuale (o perlomeno oltre ciò che riteneva essere la sua conoscenza attuale) ed a sperimentare forme linguistiche nuove.

Quando diciamo “tensione” non intendiamo stato di agitazione, bensì tensione cognitiva. A livello affettivo lo studente deve essere al tempo stesso tranquillo e motivato, altrimenti non può trovare l’energia mentale per affrontare le difficoltà linguistiche.

Concludiamo quindi che lo studente deve da una parte sentirsi tranquillo e motivato al livello affettivo e, dall’altra, sentire il bisogno di comunicare nonostante le obiettive difficoltà. Creare tali condizioni in classe non è impresa da poco. Ma l’insegnante che riuscirà a farlo avrà senz’altro un ruolo fondamentale nel progresso dello studente.

Attività didattiche che cercano di creare tali condizioni possono essere raggruppate sotto il nome di Produzione libera orale, ed è di questo che il Seminario si è occupato. L’elemento portante è stato la discussione libera fra colleghi, stimolata da lezioni dimostrative tenute da insegnanti della Dilit International House con i partecipanti in veste di studenti, da laboratori pratici, nonché da qualche relazione formale.